Casellati, a vuoto il primo round di consultazioni. Di Maio: mai con Berlusconi. Salvini: faccia un passo di lato

Di Maio con la delegazione 5 stelle al Senato
Di Maio con la delegazione 5 stelle al Senato
Mercoledì 18 Aprile 2018, 16:56 - Ultimo agg. 19 Aprile, 08:46
10 Minuti di Lettura

A vuoto il primo giro di consultazioni di Elisabetta Alberti Casellati. Tutti i protagonisti restano sulle loro posizioni e tra M5S e Lega sono già scintille. I primi a incontrare la presidente del Senato che ha ricevuto il mandato esplorativo dal capo dello Stato Sergio Mattarella sono stati i 5 stelle. Nella delegazione c'erano il leader Luigi Di Maio e i capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Il capo leghista Matteo Salvini invece ha mandato solo i capigruppo. Il centrodestra è andato separato alle consultazioni. Forza Italia è arrivata con Silvio Berlusconi e le due presidenti dei gruppi, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. A chiudere la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.

LEGGI ANCHE Casellati, cosa è il mandato esplorativo

Un incarico «mirato» a riferire «entro venerdì» se ci sia una maggioranza per costituire un governo di M5s e centrodestra. È il mandato esplorativo assegnato da Mattarella alla presidente del Senato per provare a sbloccare l'impasse del governo. L'accelerazione spiazza tutti e irrita Matteo Salvini, che diserta il primo incontro con Casellati. E per ora non fa registrare passi avanti nel dialogo con il M5s. Di Maio tiene fermo il no a Silvio Berlusconi e dà a Salvini un ultimatum: «Decida entro questa settimana» se è pronto a siglare un «contratto di governo» M5s-Lega, «l'unico» possibile. Lunedì, è il messaggio implicito, potrebbe aprirsi il secondo «forno» con un Pd che attende che salti il tavolo tra M5s e Lega per «scongelarsi» e dialogare. Ma Salvini a Di Maio replica a muso duro: «Non mollo Forza Italia, rispetto il voto: il secondo arrivato alle elezioni non può imporre le regole. Perché Di Maio non fa un passo a lato sulla premiership come me?».


 



Due condizioni che il leader M5s mette ai voti in un'assemblea dei gruppi pentastellati: «Vi prendete Berlusconi, vi prendete Meloni e Di Maio fa un passo indietro?», domanda. In platea si ascoltano risate e nessuno alza la mano per dire di sì. Ma in serata il leghista Giancarlo Giorgetti precisa che a cadere deve essere «almeno uno dei due veti di Di Maio». Uno spiraglio? Restano intanto ventiquattro ore al tentativo di Casellati.

Dopo aver ricevuto e accettato «con spirito di servizio» il mandato esplorativo, il presidente del Senato incontra il presidente della Camera Roberto Fico e il premier Paolo Gentiloni e nel pomeriggio a Palazzo Giustiniani riceve le delegazioni di M5s, Lega, Fdi e Fi in lunghi colloqui di un'ora ciascuno. Domani farà un secondo «round». E venerdì riferirà al capo dello Stato. Se sarà fumata bianca, potrebbe esserci a breve un premier incaricato. Ma se sarà fumata nera, come appare più probabile, Mattarella valuterà se assegnare, magari dopo un paio di giorni di riflessione, un secondo mandato esplorativo.

Anche in questo caso sarebbe un mandato breve e «mirato», ma in uno schema diverso dal M5s-centrodestra: al presidente della Camera Roberto Fico potrebbe spettare di sondare i margini per una maggioranza diversa. Se fallisse anche questo tentativo, il presidente potrebbe optare per un incarico più politico, magari a una personalità «terza».

Ma il centrodestra vuol tentare fino in fondo con il M5s. Salvini si irrita per l'accelerazione del Colle, perché avrebbe voluto attendere il voto delle regionali per un tentativo serio. Ma in serata fa sapere che domani andrà al secondo giro di colloqui di Casellati con la delegazione del centrodestra unito. «Da parte nostra non sono mai stati messi dei veti verso il M5s», dice Silvio Berlusconi abbandonando i toni bellicosi degli ultimi giorni. L'unica alternativa al governo centrodestra-M5s «è il voto», avverte Salvini. Ma Di Maio parla solo alla Lega: «Non capisco perché io non possa porre veti su Berlusconi e Salvini li ponga sul Pd», dice alludendo al «forno» con il Pd.

I democratici per ora stanno a guardare: solo se salterà del tutto il dialogo tra M5s e Lega, il Pd entrerà in partita. E a quel punto anche Matteo Renzi potrebbe dare il via libera a un dialogo cui finora si è detto contrario. Se Fico ricevesse un mandato esplorativo, spiegano i renziani, il Pd potrebbe porre le sue condizioni: no a Di Maio premier e un cambio di linea su temi cari al Pd come il Jobs act e il reddito di inclusione. A complicare l'ipotesi M5s-Pd ci sono i numeri assai risicati in Parlamento. Ma i «governisti» Dem sottolineano la novità: prima c'era una parte del Pd più sulle barricate, ora stiamo tutti a guardare se ci può essere un dialogo con l'incaricato di Mattarella. Più facile se fosse un nome «terzo», in chiave di esecutivo del presidente. Ma neanche parlare con M5s è più un tabù, per nessuno dei Dem.


Di Maio. «Ancora una volta abbiamo ribadito in questa sede che M5s è pronto a sottoscrivere un contratto di governo solo con la lega non con tutto il centrodestra», ha detto Di Maio al termine delle consultazioni. «Il centrodestra per noi è un artifizio elettorale», ha aggiunto.

 


«Sono stato accusato da Salvini di porre dei veti e non si capisce perché io non possa porli su Berlusconi e lui sul Pd. Noi siamo insieme alla Lega le uniche due forze che non si pongono veti a vicenda. Vediamo propinarci ipotesi ammucchiata di centrodestra quando poteva già partire un governo del cambiamento in grado di cambiare tantissime cose», ha detto ancora il leader M5s. «Salvini ha l'occasione per prendere consapevolezza e coscienza del fatto che le uniche forze in grado di dialogare e firmare un contratto di governo sono M5s e la Lega e dico a Salvini che di tempo non c'è più più, decida entro questa settimana il paese non può aspettare», ha affermato ancora Di Maio.

 


Salvini.  «Non vedo dove sia il rispetto del voto degli italiani: il secondo arrivato che impone le regole del gioco al primo, lui vuole comandare...», ha replicato da Catania in Sicilia il leader della Lega. «Di Maio e Berlusconi smettano di dirsi no a vicenda, gli italiani non si meritano di andare avanti un mese in questo modo», ha aggiunto il capo leghista. «Di Maio è pronto, come ho fatto io, a dire "se serve a far partire un governo faccio un passo indietro", o continui a dire io, io, io?», si è chiesto poi Salvini. «Mi piacerebbe sapere se i secondi arrivati alle elezioni - aggiunge - sono disponibili a dire "mettiamoci attorno ad un tavolo e discutiamo eventualmente di una squadra e non di un singolo". Di Maio continua a dire io, io, io. Vuol dire che non vuole fare il governo, o che ha un accordo col Pd». «Il prossimo giornalista - ha insistito il capo leghista - chieda a Luigi Di Maio: "senti ma tu sei disponibile come ha fatto Matteo Salvini a fare una passo a lato, pur di far partire il governo?'. Se vi dirà di no è perché vuole fare il premier, e allora non sa stare al mondo». 

«Ho un aereo per Catania, alle consultazioni andranno i capigruppo», aveva fatto sapere poco prima Salvinilasciando la Camera dopo un passaggio di saluto al convegno organizzato da Forza Italia sulla direttiva Bolkenstein sugli ambulanti. Poi il capo del Carroccio ha postato una foto su Twitter con il volto perplesso e un attacco ai 5Stelle: «I grillini continuano a dire 'o comandiamo noi o non si fa niente'. E magari andiamo insieme al Pd. Mah, io non li capisco....un po' di umiltà non guasterebbe».
 
Alle consultazioni, ha aggiunto Salvini, «ripeteremo quello che stiamo dicendo da un mese: che i due che hanno vinto hanno il dovere di governare, ma se tutti rimangono sui loro no non andiamo da nessuna parte.
Noi siamo pronti a fare tutto, tranne che col Pd. Di Maio continua a dire o comando io o niente, mi pare quasi che non voglia governare, o che abbia già scelto il Pd
».

La Lega. «In modo inderogabile bisogna dare rapidamente un governo all'Italia. Se i veti» del M5s nei confronti di Fi «cadessero nelle prossime ore saremmo pronti a un governo già a inizio settimana prossima», ha detto il capogruppo della Lega Giancarlo Giorgetti, al termine dell'incontro con Casellati. «Abbiamo ribadito lo diciamo da settimane noi siamo pronti a partecipare ad un governo che è stato indicato dagli italiani premiando il centrodestra e la coalizione e il M5S come primo partito», ha aggiunto Giorgetti. «Il governo che è stato indicato dagli italiani vede il centrodestra come prima coalizione e il M5s come primo partito. Ci sembra che Mattarella abbia condiviso questa interpretazione dando un mandato abbastanza chiaro a Casellati», ha continuato Giorgetti. «Abbiamo dato dimostrazione di responsabilità in queste settimane come Lega facendo un passo indietro: lo ha fatto anche Salvini non mettendo come condizione la sua presidenza di un governo. Chiediamo in modo altrettanto responsabile che M5s e Di Maio faccia altrettanto», ha detto ancora Giorgetti.

Berlusconi. «I veti sono venuti a noi dai Cinque stelle. Forza Italia e il suo presidente non ha mai posto veti all'alleanza di centrodestra con i 5 stelle e casomai ha insistito sul fatto che il centrodestra è la coalizione vincente e spetta a noi indicare il candidato presidente del Consiglio. La Lega, avendo avuto più voti, deve esprimere questo candidato
», ha detto Berlusconi, al termine dell'incontro con la presidente del Senato.

 


«Di Maio ha mantenuto la sua posizione di sempre di non accettare la possibilità di un accordo con il centrodestra nella sua universalità ciò con i tre partiti che lo compongono», ha continuato il leader di Forza Italia. «Di Maio ha tacciato la coalizione di centrodestra di essere artificiale. È lontano dalla realtà», ha proseguito Berlusconi. 

«Noi non abbiamo potuto far altro che mantenere la nostra posizione da parte nostra non sono mai stati messi dei veti nei confronti di nessuno quindi dei veti che sono venuti a noi», ha detto ancora l'ex premier. «Dovevo andare domani in Molise, la presidente ci ha pregato di essere ancora disponibili per un incontro perché probabilmente effettuerà un secondo giro di consultazioni. Mi sono dichiarato assolutamente a disposizione».

Meloni. «Abbiamo ribadito che nonostante i numerosi passi avanti fatti da Fratelli d'Italia con l'apertura al dialogo con M5S ci pare che gli altri non abbiano la stessa disponibilità, ho ascoltato le delegazioni che ci hanno preceduto, in particolare Di Maio, registro una rigidità nel dialogo con il centrodestra che mi colpisce. Il dialogo è rispetto della volontà popolare ma non rescindiamo dalla guida del governo al centrodestra, segnatamente da Matteo Salvini». Così Meloni al termine delle consultazioni.

Centrodestra diviso. Le forze del centrodestra si sono presentate divise alle consultazioni indette a palazzo Giustiniani perché sono state convocate separatamente da Casellati. Quindi, si fa notare a palazzo Madama, è una decisione che non ha alcuna valenza politica ma solo di metodo. Di Maio ha parlato invece di «centrodestra spaccato» e di coalizione come «artifizio elettorale» anche perché è la seconda volta che si presenta diviso alle consultazioni per la formazione del nuovo governo. 

«Leggo che Salvini sarà assente stasera all'incontro con Casellati. Ma mi domando, se uno che vuole governare l'Italia non si presenta allora vuol dire che siamo ancora al gioco tattico?». Se lo chiede retoricamente il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina.



 

© RIPRODUZIONE RISERVATA