Parità di genere, principio superato: il M5S propone l'abrogazione in Campidoglio

Parità di genere, principio superato: il M5S propone l'abrogazione in Campidoglio
di Camilla Mozzetti
Lunedì 22 Maggio 2017, 13:37 - Ultimo agg. 23 Maggio, 16:04
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La parità di genere per il Movimento 5 Stelle è un principio superato. In vista della modifica del Regolamento di Roma Capitale, per l'amministrazione guidata da Virginia Raggi pare necessario abrogare il dispositivo secondo il quale uomini e donne devono essere ugualmente rappresentati all'interno degli organi di governo. Dalla Giunta capitolina fino a quelle municipali, per intenderci.

Oltre alla trasformazione della commissione delle Elette in commissione Pari opportunità - con contestuale riduzione del numero delle rappresentanti - Il Movimento 5 Stelle pensa di varare una nuova modifica. La proposta, firmata da 17 consiglieri, prevede che siano cambiati il comma 3 dell'articolo 25, quello che disciplina la composizione della Giunta capitolina e il comma 21 dell'articolo 27, relativo alla giunte dei municipi.

Nelle versioni attualmente in vigore, entrambi i commi stabiliscono che «fra i nominati è garantita la presenza, di norma in pari numero, di entrambi i sessi, motivando le scelte difformemente operate con specifico riferimento al principio di pari opportunità». La nuova versione, invece, prevede solo genericamente che «fra i nominati è garantita
la presenza di entrambi i sessi». In sostanza, se la modifica venisse approvata, la Giunta Capitolina, ma anche quelle municipali, composta da 2 donna e 10 uomini o da 2 uomini e 10 donne sarebbe rispettosa del dettato dello Statuto.

Molte giunte municipali hanno avuto nei mesi scorsi non pochi problemi a garantire proprio la parità di genere a causa delle dimissioni di diversi assessori per i quali non si riusciva a trovare un sostituto dello stesso sesso per garantire il principio. E' accaduto, ad esempio, in XV Municipio (zona Cassia e Prima Porta). Anche la stessa Giunta capitolina ad oggi è formata da 10 assessori senza però che sia rispettata la parità di genere. Sono infatti 6 gli uomini: Luca Bergamo, assessore alla Cultura e vicesindaco, Luca Montuori all'Urbanistica, Andrea Mazzillo responsabile del Bilancio, Massimino Colomban a capo dell'assessorato alle Partecipate, Daniele Frongia, assessore allo Sport, e Adriano Meloni, responsabile delle Attività produttive. A chiudere la squadra di governo, solo 4 donne: Linda Meleo (Trasporti), Pinuccia Montanari (Ambiente), Laura Baldassarre (Scuola e Politiche sociali) e Flavia Marzano (Roma Semplice).

Sulla vicenda le opposizioni annunciano battaglia in aula, dove il provvedimento arriverà una volta terminato il giro di pareri che dovranno arrivare dai municipi. Il gruppo Pd in aula Giulio Cesare parla di «vergognoso colpo di mano». Una volta in Assemblea capitolina, lo statuto potrà essere modificato con il voto favorevole dei due terzi dell'assise in prima battuta, poi, nel caso il quorum non fosse raggiunto, basterà la maggioranza assoluta.

Raggi: «A favore delle donne nelle istituzioni, il resto sono chiacchiere». «Sono sempre stata a favore della presenza delle donne nelle istituzioni.
Lo dico a chi vuole far passare l'idea che io sia contraria per chi sa quali assurdi motivi. Quando penso che sono la prima donna sindaca di Roma sono orgogliosa, ma soprattutto sento la responsabilità di rappresentare tante donne come me. Tra i consiglieri capitolini M5S le donne rappresentano la maggioranza. Il resto sono chiacchiere per i vecchi politicanti lontani dalle persone reali». Così la sindaca di Roma Virginia Raggi. «Credo - ha aggiunto la sindaca di Roma - che uomini e donne debbano lavorare insieme nell'interesse dei cittadini. Ma soprattutto credo che debbano avere le stesse opportunità per farsi strada nella vita. E questo può avvenire soltanto con politiche serie a tutela della maternità e a sostegno del lavoro e della famiglia in modo che nessuna donna possa subire il ricatto di perdere il lavoro o di vedersi ridotto lo stipendio».
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