L'anticipazione del libro di Cantone: «Corruzione, non ho bacchette magiche»

L'anticipazione del libro di Cantone: «Corruzione, non ho bacchette magiche»
di Gigi Di Fiore
Giovedì 18 Ottobre 2018, 12:00 - Ultimo agg. 20:40
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Abbiamo un'alta percezione della corruzione nel nostro Paese, ma i numeri delle condanne penali sono solo lo 0,5 per cento di tutte le sentenze definitive dello scorso anno. Una nuova emergenza nazionale, descritta, analizzata e raccontata da chi quattro anni fa venne scelto per guidare l'Autorità per la prevenzione della corruzione. Il nuovo libro di Raffaele Cantone (Corruzione e anticorruzione, dieci lezioni edito da Feltrinelli, 208 pagine, 17 euro), scritto a quattro mani attraverso continui confronti con il professore Enrico Carloni, è un bisturi profondo che scava nei limiti dei rimedi individuati per combattere il «pane sporco» delle mazzette, secondo la definizione di papa Francesco. Un «pane sporco» che, secondo alcuni calcoli, ci costa 60 miliardi l'anno.

«La corruzione è un male che certo si insedia facilmente su un sistema amministrativo ricco di risorse e opportunità, ma impoverire l'amministrazione non è la risposta migliore per combatterla» scrivono gli autori. Il governo Conte ha approvato un disegno di legge, che in questi giorni è all'esame della sesta commissione del Csm per un parere. Raffaele Cantone entra nel merito della riforma annunciata dal governo Lega-5 Stelle («definita con un po' di retorica spazzacorrotti» scrive) e critica la non punibilità che verrebbe assicurata a chi confessa una corruzione, indica i complici e restituisce la tangente intascata. Scrivono Cantone e il professore Carloni, docente a Perugia: «La soluzione ci lascia non poco perplessi poiché non solo potrebbe essere in contrasto con il principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale, ma potrebbe prestarsi a rischi di gravi abusi, con un'offerta corruttiva fatta fin dal primo momento con il solo obiettivo di denunciare la controparte».
 
Ma sulla possibilità che la pubblica amministrazione sia in condizione di fare sempre scattare anticorpi interni contro il rischio corruzione, anche Cantone e Carloni sono scettici. E segnalano come l'introduzione anche in Italia della cosiddetta «whistelblowing», la possibilità data ai dipendenti di segnalare in anonimato un illecito, si sia trasformata nella maggior parte dei casi in denuncia di presunti torti subiti personalmente. Insomma, la casistica di questo nuovo istituto finora è alimentata più da segnalazioni di presunti mobbing che di mazzette.

Il libro si prefigge l'obiettivo di «parlare non della corruzione, ma dell'anticorruzione». E ammette Cantone, facendo un bilancio dei primi quattro anni della sua attività all'Autorità anticorruzione (l'Anac): «L'ostilità che ho percepito in questo lavoro è meno evidente, molto più paludata, spesso accompagnata da sorrisi, strette di mano e persino finte affettuose pacche sulle spalle». E ancora: «Ne hanno detto di tutti i colori, non in mia presenza, che blocchiamo il Paese con inutili tentativi di arginare un fenomeno che non c'è o che comunque è marginale».

Gli autori dicono con chiarezza che le intercettazioni sono indispensabili alla riuscita di qualunque indagine penale sulla corruzione. E, a proposito del nuovo codice antimafia del 2017, scrivono: «Tutte le indagini più recenti e importanti (Mose, Expo e Mafia Capitale, ma anche quelle sugli appalti all'Anas o quelle sulla costruzione del nuovo stadio della Roma) hanno utilizzato prevalentemente le intercettazioni. Dopo la riforma del 2017, opportunamente la disciplina delle intercettazioni per i processi di mafia può essere utilizzata per le indagini sulla corruzione con il solo limite del captatore informatico su dispositivo elettronico portatile, noto nella pratica come Trojan».

Cantone e Carloni spiegano assai bene l'importanza dei reati spia, che forniscono un primo allerta da approfondire su possibili corruzioni e tangenti: l'abuso d'ufficio, il falso in bilancio. Sbaglia, dunque, chi ritiene che, con le difficoltà che incontrano le indagini sulla pubblica amministrazione per l'omertà e le coperture diffuse all'interno del sistema amministrativo, le inchieste debbano scattare solo quando si lavori sin dall'inizio su passaggi corruttivi di denaro. Da qui la necessità di un nuovo sistema che prevenga il pericolo della corruzione, mirando «a intervenire anche su ciò che può accadere e non solo a ciò che è accaduto».

Il ricordo dei casi più famosi di applicazione della legge Severino (Berlusconi, De Luca, De Magistris) è inserito nelle analisi su tutte le innovazioni introdotte da quelle norme, che hanno modificato a fondo l'impianto della prevenzione sulla corruzione e sugli illeciti amministrativi. Imparzialità, trasparenza, procedure lineari e semplificate sono i criteri individuati da Cantone e Carloni per incidere sui rischi di corruzione. Ma forse il più importante resta avere a disposizione un personale amministrativo e funzionari indipendenti e preparati. La corruzione si insinua nell'impreparazione, si intrufola nella pigrizia, favorendo la nascita di «facilitatori», «mediatori» e «faccendieri» esperti di norme e procedure che fanno da lievito ai giri di denaro illeciti. Eppure, secondo i dati ufficiali del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, le condanne per corruzioni proprie sono state nel 2017 soltanto 261. In 140 casi, c'è stata la sospensione della pena. «Reprimere non è sufficiente» scrivono gli autori, che ricordano come, con il nuovo sistema di prevenzione in applicazione da quattro anni, tutte le amministrazioni pubbliche siano direttamente coinvolte con l'obbligo di elaborare piani anticorruzione, di rendere noti sui loro siti la loro composizione e i bilanci. In questo impianto, l'Anac è «perno organizzativo di riferimento». Scrivono gli autori: «Il compito dell'Anac è rendere più difficili i fatti corruttivi, creando all'interno delle amministrazioni pubbliche condizioni sfavorevoli a essi, aiutando a ripristinare un clima di fiducia verso le nostre istituzioni». E vengono ricordate due priorità, segnalate dall'Autorità anticorruzione: mettere mano a leggi per regolare le lobby e il sistema di finanziamento della politica. La corruzione in dieci lezioni, dunque. Per avere le idee più chiare e capire che non esistono bacchette magiche per eliminarla, ma solo metodi e accorgimenti per limitarla. Non esiste una storiografia specifica sulla corruzione, segnalano gli autori. Ma in alcune Università qualche prima ricerca, come sulla recente Tangentopoli, è partita. Può aiutare a capire ancora di più.
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