Usa, allarme intelligence: elezioni 2018 nel mirino della Russia

Usa, allarme intelligence: elezioni 2018 nel mirino della Russia
di Luca Marfé
Mercoledì 14 Febbraio 2018, 18:23 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 10:37
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NEW YORK - Stati Uniti da una parte, Russia dall’altra: si ricomincia. Nel mirino di Putin e dei suoi, infatti, ci sarebbero le elezioni di Midterm, ovvero la tornata di metà mandato attesa per l’autunno di quest’anno.

Si vota per il Congresso, per le assemblee degli stati federali e per la nomina di alcuni governatori. E, ancora una volta, pare che il Cremlino sia pronto ad entrare in azione.

Questo almeno stando a quanto dichiarato da Dan Coats, direttore dell’Intelligence nazionale, che lancia un nuovo allarme, dopo aver dato più volte per scontato che gli hacker di Mosca abbiano già messo le mani sulla vittoria di Donald Trump.

«Non ci sono dubbi, è una minaccia concreta».


(Dan Coats, direttore della National Intelligence)

È così che si è rivolto, senza troppi giri di parole, al comitato dell’intelligence del Senato, riunito in occasione di una conferenza sui rischi globali.

E ha aggiunto: «Ci aspettiamo che la Russia continui ad utilizzare una certa propaganda. I social media, persone sotto copertura, portavoce furbi e qualsiasi altro mezzo pur di influenzare il voto e pur di esacerbare il nostro clima politico-sociale». Del resto, ha sottolineato Coats, Mosca ha «la percezione che i suoi precedenti tentativi siano stati un grande successo».

Parole pesanti, sia sul piano diplomatico-internazionale che su quello interno. Con tanto di riferimento, neanche troppo velato, proprio per Trump e per la sua vittoria datata novembre 2016.

Dai banchi democratici è il senatore Mark Warner, oggi numero 2 del comitato dell’Intelligence, a rincarare la dose e le preoccupazioni al riguardo di tutta questa vicenda.

«La verità è che non abbiamo un piano. Abbiamo avuto più di un anno per lavorare assieme e per implementare una strategia da contrapporre a futuri attacchi».

Ma, sembra voler dire in sintesi del suo lungo intervento, il presidente non ha fatto altro che contrastare visioni e tesi dei suoi stessi esperti.

Istituzioni divise, dunque. Nel cuore di una Washington che in molti percepiscono all’ombra del Cremlino.


(Il senatore democratico Mark Warner, oggi vicepresidente del comitato dell’Intelligence del Senato)
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