Turchia, purghe senza fine:
Erdogan arresta anche il nipote

Turchia, purghe senza fine: Erdogan arresta anche il nipote
Sabato 23 Luglio 2016, 19:54 - Ultimo agg. 24 Luglio, 13:41
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ISTANBUL - Fermi di polizia per un mese e chiusura di oltre duemila scuole e università vicine a Gulen. I primi decreti firmati dal presidente Recep Tayyip Erdogan dopo l'approvazione dello stato d'emergenza confermano il pugno durissimo contro amici e seguaci dell'imam, che Ankara ritiene la mente del fallito golpe. «Se non li elimineremo, pagheremo un caro prezzo», assicura Erdogan. In manette è finito oggi anche il nipote, Muhammet Sait Gulen. Preso in custodia a Erzurum, città natale e roccaforte del grande nemico, è il primo parente a essere arrestato dopo il tentato putsch.

La mannaia di Erdogan è caduta oggi su centinaia di istituzioni educative. Tra queste, ci sono 15 università, compresa quella di Fatih a Istanbul, a lungo pensatoio di riferimento della confraternita di Gulen, Hizmet. Colpiti anche 1.043 tra scuole private e dormitori studenteschi e 1.229 fondazioni e associazioni, oltre a 35 ospedali e 19 sindacati. Una resa dei conti che continua a prendere di mira il mondo accademico. Almeno 560 professori universitari sono stati sospesi da 17 università, insieme a 137 membri del personale degli atenei. Nel mirino, c'è l'intellighenzia gulenista, che negli anni era servita a sdoganare l'islam nel mondo dell'istruzione superiore in Turchia, prima totale appannaggio dei laici. Il decreto firmato da Erdogan stabilisce anche che i dipendenti pubblici di cui verrà accertato il legame con la rete di Gulen saranno licenziati e non potranno più essere assunti nel settore pubblico.

Intanto, la procura di Ankara ha deciso le prime scarcerazioni di 1.200 soldati semplici, per il momento graziati perché non avrebbero avuto informazioni in anticipo sul golpe, obbedendo soltanto agli ordini dei superiori, e per non aver sparato sulla folla. A pagare, potrebbero essere presto anche vertici militari non infedeli.

Nonostante le dure critiche alle falle dell'intelligence, Erdogan ha confermato la fiducia in corsa al responsabile degli 007, Hakan Fidan, e al capo di stato maggiore, Hulusi Akar («noi abbiamo un detto: non si cambia cavallo a metà strada»). Ma giovedì si svolgerà un cruciale Consiglio di sicurezza nazionale anticipato, in cui molte teste potrebbero saltare. Per sottolineare la nuova catena di comando, Erdogan lo riunirà per la prima volta nella sua residenza presidenziale piuttosto che allo Stato maggiore. In attesa della grande «manifestazione per la democrazia» di domani pomeriggio a piazza Taksim a Istanbul, organizzata dall'opposizione socialdemocratica con la partecipazione del partito Akp di Erdogan, resta alta la tensione tra Ankara e l'Ue.

«Alcuni dei nostri amici europei pensano che il tentato colpo di stato sia un gioco dei Pokemon. Dovrebbero venire in Turchia e vedere cosa è in realtà la minaccia», attacca il capo negoziatore, Omer Celik: «Se la questione fosse stata l'immigrazione, sarebbero venuti ad Ankara in fila in un paio di giorni».
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