Trump, un anno dall'elezione: popolarità ai minimi, tante minacce e pochi risultati

Trump, un anno dall'elezione: popolarità ai minimi, tante minacce e pochi risultati
di Luca Marfé
Mercoledì 8 Novembre 2017, 16:41 - Ultimo agg. 19:54
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NEW YORK - Compleanno amaro, almeno in chiave estetica. Nel corso della storica notte dell’8 novembre 2016 veniva eletto Donald Trump che, 365 giorni dopo, non ha di certo granché da festeggiare. Un fiume in piena e mai interrotto di parole, promesse, minacce, retorica esplosiva e ora di colpo, dal suo viaggio in Asia, composta, diplomatica.

Trump ha una capacità di contraddire gli altri, ma soprattutto se stesso, senza eguali. Di risultati, di fatti concreti, però, nessuna traccia o quasi. Nessun Muro, nessun argine concreto all’immigrazione clandestina, nessuna controriforma della riforma sanitaria firmata Obama. Unico spiraglio, in questo momento, quello sull’agognata riduzione delle aliquote fiscali. Un percorso, tuttavia, ancora lungo e tortuoso caratterizzato da un orizzonte congressuale fitto di nebbia.

Così com’è stata fitta di nebbia la sua mattinata coreana. Avrebbe voluto fregiarsi, assieme al suo omologo di Seul, di un gesto effettivamente epocale, di una visita alla Zona Demilitarizzata al confine con la Corea del Nord. Una maniera per lasciare un segno proprio su un anniversario tanto importante, su una Storia che qualcuno prima o poi avrebbe scritto. E invece no, nebbia fitta, appunto. Ed elicottero costretto a riparare verso Sud, a rinunciare al blitz.

Se persino la fortuna gli volta le spalle, però, gli va riconosciuto che i numeri, almeno quelli, sembrano essere dalla sua parte. Economia reale e finanziaria fiorente e disoccupazione praticamente azzerata. Nessuna traccia, insomma, dei crolli dei mercati, delle borse, dell’imprenditoria, agitati come degli spettri dai democratici nelle ore, nei giorni e nei mesi precedenti al voto di un anno fa.

L’America va, nonostante tutto, nonostante Trump. E il presidente, cui va riconosciuto un ruolo comunque di eccezione nella striscia dei Commander in Chief a stelle e strisce, può contare su un’altra certezza già granitica da qui al 2020: sarà di nuovo lui a giocarsela per i repubblicani. Non è detto che venga riconfermato, ovviamente, ma la sua figura appare, nel bene e nel male, ogni giorno più primo piano, ogni giorno più ingombrante. Ed è passato soltanto un anno.
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