Trump, riforma fiscale: 4mila dollari
​all'anno in più per i lavoratori

Trump, riforma fiscale: 4mila dollari all'anno in più per i lavoratori
di Luca Marfé
Venerdì 24 Novembre 2017, 16:00 - Ultimo agg. 25 Novembre, 13:11
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NEW YORK - 4.000 dollari netti in più, su base annuale, nelle buste paga di impiegati e operai americani. Questo almeno stando a quanto sostenuto dall’amministrazione Trump, al lavoro su una riforma fiscale divenuta improvvisamente necessaria per non mostrarsi, 12 mesi dopo la storica elezione dello scorso 8 novembre, a mani vuote al cospetto dell’elettorato più fedele.

Una vera rivoluzione secondo il tycoon; una presa in giro, addirittura controproducente, secondo i democratici.
Un favore ai ricchi, insomma.

I sindacati, dal canto loro, si muovono in una sorta di terra di mezzo e guardano con un misto di perplessità e di speranza alle promesse del presidente. La tendenza storica, che prescinde anche dallo stesso Trump, è quella di non fidarsi. Ma le condizioni in cui sono precipitati certi rami dell’economia, soprattutto quelli legati all’industria più tradizionale (letteralmente devastata dalla globalizzazione e dalle delocalizzazioni), impongono, oltre ad una corposa riflessione, un consistente cambio di passo. Cambio di passo che potrebbe prendere forma proprio grazie alla drastica riduzione dell’aliquota fiscale sulle imprese che quasi si dimezzerebbe, scendendo dall’attuale 35% sino alla soglia record del 20%.

Un piano che, nonostante il recente successo incassato alla Camera, tuttavia non convince e rischia di arenarsi in quello stesso Senato che ha bocciato a più riprese anche l’abrogazione di Obamacare, tuttora vigente.

Le ragioni di un certo scetticismo, peraltro bipartisan, sono legate a doppio nodo alla potenziale esplosione del debito pubblico. Scenario che piace poco agli stessi repubblicani. L’erario a stelle e strisce, infatti, si ritroverebbe dinanzi ad una voragine di introiti mancati.

Ma c’è dell’altro. Nessuno è in grado di garantire che le tasse di cui aziende e corporazioni si alleggerirebbero vengano poi effettivamente reinvestite su forza lavoro, personale in generale e, addirittura, nuove assunzioni.

In altre parole: il risparmio per le imprese rischia di far felici gli azionisti. E non gli operai.

Il consigliere capo per l’economia, Gary Cohn durante una conferenza andata in scena tra le mura del Wall Street Journal ha chiesto ad un pubblico di amministratori delegati quanti di loro sarebbero disposti ad investire di più negli Stati Uniti nel caso in cui la riforma fiscale venga definitivamente approvata.

La risposta della sala è stata deludente. Soltanto poche mani alzate.

«Perché? Dove sono tutte le altre mani?», ha chiesto con aria sinceramente stupita.

La verità è che la relazione diretta tra il fiorire delle casse societarie ed il riempirsi delle tasche dei lavoratori è tutt’altro che assodata.


(Il consigliere capo per l’economia, Gary Cohn durante una conferenza sulle tasse organizzata Wall Street Journal)
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