Europa, Sigmar Gabriel: «Sicurezza e crescita per recuperare fiducia»

Sigmar Gabriel
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di Sigmar Gabriel*
Mercoledì 22 Marzo 2017, 06:00
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Europa, è il tuo compleanno! Il 25 marzo 1957, sessant’anni fa, i Paesi fondatori sottoscrissero i Trattati di Roma. Questa data costituisce una tappa cruciale del progetto di maggior successo per la libertà, la pace e il benessere, mai visto prima al mondo!

Questo è motivo di gioia.Tuttavia, dopo sessant’anni l’Europa si trova anche a un bivio. La crisi finanziaria e la gestione dei flussi di profughi hanno portato impietosamente alla luce i punti deboli del progetto di unificazione europea. Tra pochi giorni la Gran Bretagna dichiarerà la sua volontà di uscire dall’Unione Europea. Questo deve suonare come una sveglia. Dobbiamo trovare un accordo sul significato che l’Europa ricopre per noi, su dove vogliamo arrivare con la nostra Europa e su quanto siamo disposti a investire. Questa è l’importanza vera e propria della ricorrenza di Roma.

Oggi il progetto di unificazione europea incontra tanta ostilità, come raramente prima, dall’interno e dall’esterno, dai populisti che prospettano soluzioni facili, dagli autocratici che disprezzano i nostri valori.

Per me è evidente che la strada dell’unificazione europea è quella giusta e l’unica percorribile. Non illudiamoci, gli Stati europei possono difendere con successo i loro interessi e i loro valori solo se parlano con una sola voce. Nessun Paese dell’Europa, neppure la Germania, lo può più fare da solo.

Il sessantesimo anniversario deve costituire pertanto una fonte di speranza, un appello a lottare per l’Europa.
Lottare per l’Europa significa difendere i nostri comuni valori, quindi i valori europei. Vogliamo rendere quest’Europa capace di affrontare il futuro, un’Europa che per decenni ci ha garantito libertà e stabilità. Stato di diritto e democrazia, solidarietà e diversità sono gli elementi costitutivi del progetto europeo.

Uno smantellamento della nostra integrazione non ci fa compiere progressi. Assieme abbiamo superato la crisi del debito sovrano. Ci adoperiamo affinché nella zona euro tutti possano guardare in avanti con fiducia, affinché ovunque torni la crescita e con più posti di lavoro emergano anche nuove prospettive. A tal fine dovremo approfondire ulteriormente l’Unione economica e monetaria. Non per distaccarci, ma poiché noi con una moneta comune siamo strettamente uniti, come mai prima.

Dobbiamo però andare avanti: il compito storico da affrontare è la creazione di un’Europa migliore, più forte.
In primo luogo, la politica estera e di sicurezza europea: l’obiettivo è di lasciarsi alle spalle l’idea che noi in Europa non dobbiamo assumerci la responsabilità per la nostra sicurezza. L’Europa deve finalmente diventare adulta. Il partenariato con gli Usa e quello con la Nato sono le colonne portanti della comunità transatlantica. L’Unione Europea deve essere però nella condizione di superare autonomamente le crisi e i conflitti che si presentano nelle sue vicinanze.

In secondo luogo, abbiamo bisogno di una tutela europea delle frontiere esterne, degna veramente di questo nome. All’interno dell’Europa le frontiere hanno perso molta della loro importanza. Questa è un’eccezionale conquista. Ma lo sono anche frontiere esterne forti. Noi vediamo, nel bel mezzo delle crisi che investono i nostri vicini e dei flussi migratori, quanto sia importante una tutela effettiva dei nostri confini. Se Schengen ci è caro, deve esserci altrettanto cara anche la tutela delle frontiere esterne. Si tratta di un compito europeo, che investe tutti, non solo chi tra di noi ne è maggiormente colpito.

In terzo luogo, l’Europa deve migliorare nel settore della sicurezza interna. La lotta al terrorismo è uno sforzo comune. Qui possiamo e dobbiamo migliorare, con migliore cooperazione e più scambio. La gente in Europa non deve aver paura.

Quarto, noi dobbiamo rievocare più fortemente che la promessa europea è sempre stata anche una promessa di benessere. Per molto tempo il mercato interno ha portato benessere alla maggior parte delle persone. Troppi in Europa hanno tuttavia la sensazione di non trarre più giovamento dall’Europa comune, ma di essere stati abbandonati. Noi dobbiamo capire e contrastare il fenomeno. Lottare per l’Europa significa per me, quindi, rafforzare il mercato interno e prendere sul serio la dimensione sociale del progetto europeo. Abbiamo bisogno di condizioni quadro nuove per crescita e benessere. Tra cui si annoverano investimenti europei, in infrastrutture digitali e in educazione e ricerca. Noi non siamo contribuenti e beneficiari netti, bensì tutti vincenti netti, se riusciamo a impiegare meglio i mezzi e se allo stesso tempo siamo tutti disposti ad affrontare le necessarie riforme per il mantenimento della competitività.

Vogliamo essere uniti affinché da Roma parta questo segnale: noi Europei affrontiamo le sfide, ci adoperiamo per l’Europa, vogliamo renderla migliore! Ci riusciremo se non ci facciamo incutere paura, se ridiamo vita, con coraggio e consapevolezza, allo spirito europeo, coinvolgendo tutti e mettendo in forse anche alcune sensibilità nazionali. La Germania è pronta a farlo.

*Ministro degli Esteri della Germania
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