Da Llorente il bello a Sánchez el Guapo: la Spagna di nuovo alle elezioni

Da Llorente il bello a Sánchez el Guapo: la Spagna di nuovo alle elezioni
di Erminia Voccia
Mercoledì 25 Settembre 2019, 20:00 - Ultimo agg. 20:03
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Non c'è solo Fernando Llorente, il bello del calcio, ad occupare in questi giorni le pagine di quotidiani e schermi di cellulari e pc. Per chi segue la politica internazionale è un altro spagnolo ad attirare l'attenzione: Pedro Sánchez, detto “El Guapo”. Forse anche più attraente del chiacchierato premier canadese Justin Trudeau, con il quale condivide qualcosa in più del solo aspetto piacevole.

La Spagna di Sánchez e di Llorente vive una seria crisi politica dovuta alla fine del bipolarismo tradizionale e si prepara ad andare alle elezioni anticipate il prossimo 10 novembre, le quarte in quattro anni. Il premier Sánchez non è riuscito a formare un governo dopo mesi di tentativi. Il socialista ex giocatore di basket alto un metro e novanta aveva vinto le elezioni di aprile, attestandosi al 29%, ottenendo il numero maggiore di seggi ma non tanto da assicurarsi la maggioranza in Parlamento. Questo ha esposto il Psoe alla necessità di trovare alleati, sia a destra che a sinistra, nel frammentato panorama politico della Spagna. Per due volte lo scorso luglio Sánchez non era riuscito ad avere la fiducia, la data ultima per trovare un accordo e dare vita a una maggioranza era il 23 settembre. Falliti i tentativi di negoziato, il capo di Stato Re Felipe VI ha affermato che non c'erano candidati validi per guidare un esecutivo, dopo due giorni di consultazioni utili a verificare se era possibile mettere insieme un governo nel marasma politico spagnolo.



L'alleato naturale di Sánchez sarebbe stato a sinistra, ovvero Podemos di Pablo Iglesias, ma la possibilità di un accordo è sfumata per ragioni dovute agli incarichi di governo. Iglesias voleva che i suoi ministri fossero posti a capo di dicasteri importanti. Un mese e mezzo di silenzio e riflessione tra Iglesias e Sánchez non è servito. Richiesta respinta ancora dal socialista, che si è guadagnato le critiche di Podemos e non solo. Neanche le trattative con il centrodestra di Ciudadanos sono state fruttuose. Nella proposta di accordo con il Psoe Ciudadanos ha chiesto che fosse inclusa la garanzia che il nuovo governo non riconoscesse l'amnistia ai separatisti catalani che sono sotto processo, nel caso fossero dichiarati colpevoli nella sentanza attesa per le prossime settimane. Sánchez ha rassicurato Ciudadanos, ma la sentenza sui leader catalani che hanno organizzato il referendum incostituzionale del 1 ottobre 2017 minaccia di avere conseguenze non da poco sugli equilibri politici. Come scrive El Pais, il Psoe si propone come alternativa per i catalani non separatisti che si oppongono alla richiesta di Unidas Podemos di un referendum legale ma allo stesso tempo non appoggiano la linea di Ciudadanos che vuole ripristinare il contollo diretto di Madrid.

Secondo gli osservatori, le elezioni di novembre non dovrebbero cambiare di molto la situazione e contribuire a sbloccare la politica spagnola. Sanchez cerca di aumentare i consensi e ha fatto appello al voto utile, ma potrebbe subire il colpo assestato da chi lo vede come il principale responsabile dell'impasse degli ultimi cinque mesi. Oppure, secondo altre previsioni, potrebbe portare via consensi a Ciudadanos. La Spagna farà ancora parlare di sé. 
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