Scandalo abusi anche in Francia: scrittrice contro ex ministro. E un'assistente denuncia deputato En Marche

Scandalo abusi anche in Francia: scrittrice contro ex ministro. E un'assistente denuncia deputato En Marche
Venerdì 20 Ottobre 2017, 18:09 - Ultimo agg. 20:40
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Una scrittrice, figlia di un ex ministro di Sarkozy, accusa un ex ministro di Mitterrand di averla molestata una sera all’Opéra. Un’altra donna, che ha scritto in un libro come è riuscita a liberarsi dal marito musulmano salafita e oppressore, accusa di violenza sessuale il noto e controverso intellettuale islamico Tariq Ramadan. In poche ore, in Francia, due nuove denunce di celebrità che seguono quelle legate al caso Weinstein negli Stati Uniti, dopo che da giorni centinaia di testimonianze arrivano su Twitter con gli hashtag #balancetonporc o #moiaussi in Francia, #metoo nel mondo anglosassone e #quellavoltache in Italia.

Ancora accuse di abusi sessuali in Francia, sulla scia dello scandalo Weinstein. Un'ex assistente parlamentare ha sporto oggi denuncia contro Christophe Arend, un deputato di En Marche, la maggioranza parlamentare del presidente Emmanuel Macron. Citata in esclusiva da France Info, la donna racconta di aver vissuto delle settimane di calvario al fianco del parlamentare.

Nella lunga intervista a France Info, la donna di 29 anni denuncia gli ultimi mesi da incubo passati al fianco di Christophe Arend, prima come collaboratrice della sua campagna elettorale, la scorsa primavera, poi come assistente all'Assemblea Nazionale. Un crescendo di apprezzamenti sempre più espliciti, fino a quel giorno di fine giugno, quando il parlamentare, racconta lei, la importuna pesantemente. «Ero seduta sulle scale, a sorpresa, arriva e mi afferra i due seni», racconta lei, aggiungendo che per reazione ha tenta di allontanarlo con un calcio, che lui però è riuscito a schivare. Incoraggiata dalla famiglia e dalle tante donne donne che hanno cominciato a parlare dopo lo scandalo Wienstein, ha quindi deciso di rivelare il caso all'opinione pubblica e di denunciare l'aggressore. Contattato più volte, il deputato di 42 anni eletto lo scorso giugno nella circoscrizione della Mosella - un exploit, visto che fu lui a battere il numero due del Front National, Florian Philippot - non ha voluto commentare, almeno per adesso.

Non si fermano le accuse di aggressioni sessuali in Francia. L'ultima in ordine di tempo è della scrittrice franco-tunisina Henda Ayari, che oggi punta il dito contro il controverso studioso islamico Tariq Ramadan, usando l'hashtag #balancetonporc, equivalente francofono del #metoo nato sulla rete dopo lo scandalo legato al produttore Usa, Harvey Wienstein. Sul suo profilo Facebook la donna scrive che si tratta di una «decisione molto difficile, ma anch'io ho deciso che sia arrivato il momento di denunciare il mio aggressore, è Tariq Ramadan». La donna precisa che già oggi sporgerà denuncia alle autorità preposte.

Su Facebook, la donna accusa lo studioso di averla stuprata e minacciata. «Ho deciso di denunciare Tariq Ramadan per ciò che mi ha fatto subire. Questa denuncia verrà depositata da oggi. Forse non ho i suoi stessi mezzi finanziari per pagare avvocati e esperti che mi difendano ma andrò fino in fondo alla mia lotta ad ogni costo». Ayari si dice quindi «consapevole dei rischi» che corre denunciando Ramadan. Se per «molti anni» è rimasta in silenzio - tiene a precisare - è stato «per paura delle rappresaglie, perché minacciando di denunciarlo per lo stupro di cui sono vittima, non ha esitato a minacciarmi e a dirmi inoltre che se la sarebbero potuta prendere con i miei figli, ho avuto paura e sono rimasta in silenzio».

Ex salafita, Henda Ayari decise, nel novembre 2015, di togliersi il velo portato da quando aveva 21 anni e denunciare il marito fondamentalista violento. Musulmana praticante, è diventata presidente dell'associazione Libératrices ed ha scritto un libro in cui racconta la sua 'liberazionè dal salafismo. Ora, per la prima volta rivela che in quel volume un intero capitolo racconta di quanto accaduto con Ramadan, solo che aveva semplicemente cambiato il nome, per scongiurare «una denuncia per diffamazione». Oggi però «non posso più tenermi questo segreto troppo pesante, è tempo per me di dire la verità», sottolinea la donna, dicendosi comunque «sollevata» e auspicando che ora anche «altre donne vittime, come me, osino parlare e denunciare questo guru perverso che usa la religione per manipolare le donne. So che mi colpirà con la sua squadra di avvocati e i numerosi appoggi», conclude chiedendo il sostegno degli amici di Facebook. «Sto per attraversare una grossa tempesta ma non intendo più tacere, tantomeno far marcia indietro in nome di tutte le donne vittime».

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