«Prima l’America», Trump torna alle Nazioni Unite

«Prima l’America», Trump torna alle Nazioni Unite
di Luca Marfé
Domenica 23 Settembre 2018, 16:33
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NEW YORK - Prima l’America. Poi, forse, il multilateralismo.

Se c’è una cosa sulla quale Donald Trump è inattaccabile, è la coerenza. «America First», infatti, è stato uno dei cavalli di battaglia che hanno caratterizzato la sua corsa trionfale alla volta della Casa Bianca. Uno slogan che ha scandito sin dalle prime battute della campagna elettorale, un concentrato di nazionalismo che sia lui che i suoi elettori continuano a volere fortemente in primo piano.

Questa la premessa con cui la diplomazia mondiale si prepara a vivere la settimana più importante dell’anno: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite spalanca per le 73esima volta le sue porte ai grandi della Terra e il copione, in buona sostanza, si presenta molto simile a quello del precedente giro di boa, perlomeno sul fronte a stelle e strisce.

Non solo.

Le cose, a quanto pare, potrebbero andare addirittura peggio per la già delicata quiete dello scacchiere internazionale.

Negli ultimi 365 giorni Trump ha fatto piazza pulita di quei collaboratori che in passato hanno avuto il merito (demerito dal suo punto di vista) di arginarlo. Tillerson su tutti, ma anche McMaster, rispettivamente segretario di Stato e consigliere per la sicurezza nazionale. Entrambi ex.

Con Pompeo e Bolton le resistenze quasi si azzerano. E allora via libera alla visione sempre più patriottica e sempre meno globale del tycoon.

L’ambasciatrice statunitense Nikki Haley, dal canto suo, più che da diplomatica accorta, si muove da politica di razza. E così, mentre con fare neanche troppo velato coltiva l’ambizione di succedere a Trump nel 2024, finge di smussarne i toni in una conferenza stampa di presentazione dell’agenda, ma evidentemente non fa altro che rilanciarne il messaggio.

Prima l’America.

Niente vincoli sul clima, sui flussi migratori o peggio ancora sull’economia.

Washington vuole fare da sé. Ed in particolare sull’ultimo dei tre dossier, quello che notoriamente sta più a cuore al popolo americano, rischia di fare anche bene.


(L'ambasciatrice staunitense alle Nazioni Unite Nikki Haley. Si fanno sempre più insistenti le voci attorno ad una sua possibile discesa in campo. Negli Stati Uniti, soprattutto ai vertici, la carriera diplomatica è strutturata sulla base di nomine politiche. E la Haley, oramai, è considerata da molti il braccio destro di Trump)
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