Il 16 febbraio è iniziato in Myanmar il processo ad Aung San Suu Kyi. La leader democratica, deposta dal golpe militare del primo febbraio, è apparsa in video insieme al l'ex presidente Win Myint, durante un'udienza durata meno di un'ora. Entrambi gli imputati rischiano di trascorrere anni in carcere. L'avvocato di Aung San Suu Kyi non era stato avvisato in tempo del cambio di orario e non ha potuto prendere parte all'udienza.
L'esercito birmano, che ha denunciato brogli elettorali nelle elezioni dello scorso 8 novembre, vinte in modo schiacciante dal partito di Aung San Suu Kyi, Lega nazionale per la democrazia (NLD), ha promesso nuove elezioni.
La consigliera di Stato era già stata accusata di aver violato una legge sull'import-export a causa del possesso illegale di due ricetrasmittenti, ritrovate a casa sua nel corso di un blitz della polizia.
Ma il nuovo capo di imputazione potrebbe portare a una detenzione indefinita per Aung San Suu Kyi, considerato che la scorsa settimana l'esercito birmano ha modificato il codice penale permettendo così la detenzione anche senza l'approvazione di un tribunale. La donna, 75 anni, è agli arresti domiciliari da inizio febbraio e, secondo l'esercito, si troverebbe nella sua abitazione e sarebbe in buona salute. Il termine della custodia cautelare, già prorogato una volta, scade il 17 febbraio, mentre la prossima udienza in tribunale è prevista per il primo marzo. Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, ha trascorso 15 anni agli arresti domiciliari per aver tentato di porre fine al regime militare in Myanmar.
Lunedì 15 gennaio nella città di Mandalay le forze di sicurezza birmane hanno puntato le armi contro un gruppo di mille manifestanti e li hanno attaccati con fionde e bastoni. Le proteste contro il golpe militare sono andate avanti per dieci giorni a Yangon e in altre città dell'ex Birmania, nonostante i divieti, mentre si susseguono i blackout di internet. I media locali riferiscono che la polizia ha usato proiettili di gomma contro la folla, causando alcuni feriti.