Tensione nel Mediterraneo, Ong spagnola rivela: «La guardia costiera libica ha aperto il fuoco contro la nostra imbarcazione»

I volontari di Proactiva Open Arms
I volontari di Proactiva Open Arms
di di Paola Del Vecchio
Martedì 8 Agosto 2017, 13:35 - Ultimo agg. 19:20
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MADRID - La Ong spagnola Proactiva Open Arms denuncia che guardiacoste libici hanno esploso colpi d’arma da fuoco contro una delle loro imbarcazioni, la Proactiva, a 13 miglia dalla costa libica, perché si allontanasse verso l’Italia. E la tensione in aumento nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, con “la totale mancanza di coordinamento d’Europa”. Per cui, da oltre 24 ore, è negato al loro peschereccio Golfo Azzurro l’approdo a Lampedusa e a Malta, per sbarcare tre profughi libici salvati alla deriva.
 
“Questa mattina i guardiacoste libici finanziari dall’Italia e dalla Ue ci hanno minacciati in una maniera molto aggressiva, arrivando a sparare sulle nostre teste, in aria”, assicura il fondatore di Open Arms, Oscar Camps. “La nostra barca era a 13 miglia dalla costa, fuori dalle acque libiche. E’ stato un atto deplorevole”, ha aggiunto. Nella conversazione per radio con il guardiacoste, registrata e diffusa dalla Ong, le autorità libiche arrivano a minacciare i volontari di aprire il fuoco, se si avvicineranno alle acque territoriali. “La prossima volta che entrate in acque libiche vi spareremo addosso, capito?”, grida in inglese la guardia costiera libica al capitano di Open Arms.
 
 Secondo Camps, “l’Unione Europea sta realizzando una campagna contro le Ong nel Mediterraneo utilizzando accuse non provate o investigando le organizzazioni che non hanno voluto aderire al codice di condotta”, approvato dall’Italia per gestire la crisi migratoria. E Proactiva Open Arms è tra queste.
 
Il portavoce della Ong afferma di aver avuto indicazioni domenica, dal centro di soccorso della guardia costiera di Roma,  di procedere al salvataggio di una piccola barca alla deriva, localizzata “a cento miglia dalle coste della Libia”. Ma poi, dopo che la Golfo Azzurro ha preso a bordo gli occupanti, tre libici, le è stato negato l’approdo a Lampedusa. La guardia costiera avrebbe diretto l’imbarcazione verso il porto maltese di La Valletta, ma anche qui le autorità portuali hanno negato l’accesso.
 
“Uno ci rimanda all’altro. Questo braccio di ferro è un esempio della mancanza di coordinamento di Europa”, denuncia Camps. “Siamo in acque internazionali da oltre 24 ore, in attesa di essere autorizzati a entrare in  Sicilia”. La Ong non ha aderito al codice di condotta, che vieta fra l’altro alle organizzazioni umanitarie di accedere in acque territoriali della Libia, esige trasparenza sulle fonti di finanziamento e prevede che sia consentito l’accesso di ufficiali armati sulle proprie imbarcazioni. “Tutti dicono lo stesso, che sospettano delle nostre attività, che favoriamo il traffico di esseri umani, ed entriamo in acque libiche. Accuse che non sono vere – assicura il fondatore di Open Armas -  perché tutte le Ong che operano nel Mediterraneo lavorano in maniera coordinata dalla guardia costiera italiana”.
 
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