Lotta al terrorismo,
il Sud è strategico

di ​Andrea Margelletti
Mercoledì 15 Febbraio 2017, 08:15 - Ultimo agg. 08:17
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Sarebbe disonesto affermare che, almeno nell'ultimo triennio, la Nato ha vissuto anni particolarmente segnati da grande legittimità politica e popolare. La realtà è un'altra e parla di un'Alleanza atlantica solida ma non salda, integra ma non omogenea, ferma nei suoi valori fondanti ma reticente quando è stata chiamata ad offrire soluzioni condivise a problemi comuni. Questo perché, in fondo, i tempi sono cambiati rispetto a quel lontano 1949 e con essi è cambiata la percezione dei problemi e gli equilibri politici mondiali.

La Guerra Fredda è uno sbiadito ricordo e nonostante la Russia sia tornata a ruggire e a mordere, come in Crimea e in Donbas, dalle sue fauci non fuoriesce l'antico fuoco sovietico ma pochi lapilli nel mezzo del fumo nero della Kuznetzov. Nel mondo globalizzato in cui viviamo, ben diverso dal mondo teso e a compartimenti stagni di Able Archer 83, i nemici si combattono sul campo ma fanno affari nei mercati finanziari. Tale nuova realtà pone seri dubbi sull'omogeneità della risposta politica, prima che militare, al Cremlino.

D'improvviso, i Paesi fondatori non ritengono Mosca una minaccia diretta come in passato, mentre i nuovi membri vivono il rapporto con la Russia in maniera quasi isterica. Meno improvvisa, ma ben più inaspettata, l'elezione di Trump alla Casa Bianca ha minato ulteriormente le certezze politiche della Nato, definita dalla sera alla mattina obsoleta e ormai inadatta alle sfide della modernità. Una definizione tutto sommato ingenerosa, se quella modernità la si osserva in maniera analitica. Infatti, nel mondo globalizzato in cui viviamo, la minaccia alla nostra sicurezza non viene più soltanto da carri armati, sottomarini, bombardieri e testate nucleari, bensì assume i tratti frastagliati e fluidi della cyber warfare, del terrorismo e dell'insorgenza settaria.

Sono tutti fenomeni a cui la Nato ha gradualmente imparato ad offrire una risposta concreta ed efficace, nonostante essi si discostino sensibilmente dal ventaglio di rischi annoverati dal secondo dopoguerra al 1991. Strategicamente parlando, questo sforzo darwinista si concretizza soprattutto nella volontà di alcuni Paesi fondatori, con l'Italia in testa, desiderosi di porre l'accento su quella famosa sponda sud dell'Alleanza dove il terrorismo e gli altri fenomeni di instabilità politica proliferano in maniera quasi incontrollata. In questo senso, è bene concedere i necessari onori al nostro ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che si è spesa personalmente affinché l'hub Nato di Napoli acquisisse nuovamente quella centralità parzialmente perduta dopo il crollo del Muro di Berlino. Oggi più che mai, l'Alleanza atlantica è chiamata, all'ombra del Maschio Angioino, non solo a monitorare le trafficate rotte mediterranee, solcate sia dal malandato naviglio russo che dai barconi della speranza e della disperazione provenienti dall'Africa, ma anche a coordinare e sistematizzare la riflessione strategica anti-terrorismo.

Nessuna città è adatta come Napoli, per posizione geografica, tradizione e varietà culturale, ad ospitare il nuovo centro di analisi strategica contro-terrorismo, una task force di 90 uomini il cui compito sarà quello di monitorare le diverse declinazioni del jihadismo nel Mediterraneo e le sue evoluzioni, al fine di prevenire la nascita di nuovi ceppi e di fornire ai membri dell'Alleanza strumenti aggiuntivi per comprendere e neutralizzare il fenomeno del terrorismo. Volendo osare, questa iniziativa potrebbe anche porre le basi per la formulazione di linee guida comuni nella lotta all'eversione politica di matrice religiosa, un problema che accomuna le due sponde dell'Atlantico e che, in Europa, permette di superare le divisioni tra Lisbona e Istanbul.

Infatti, al contrario di un impero malato con un'economia in preda a cicliche convulsioni, il terrorismo jihadista appare lungi dall'essere in crisi e ancora in grado di colpire i nostri interessi e la normalità della nostra vita sia all'interno dei confini nazionali che sulle spiagge assolate di qualche resort turistico. Dunque, ora come allora, il vessillo della Nato continua a testimoniare la nostra indomabile resistenza all'oppressione, un tempo una falce e un martello gialli su sfondo rosso, oggi una manipolata citazione del Corano in bianco su sfondo nero.
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