L'esodo si ferma solo con la pace

di Romano Prodi
Domenica 8 Gennaio 2017, 09:54
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I migranti sono un problema sempre più grande per la nostra Italia. Per questo motivo sono stati al centro dei programmi del Presidente del Consiglio e hanno assunto uguale importanza nel messaggio del Presidente della Repubblica di fine d’anno. E per lo stesso motivo hanno conservato un ruolo prioritario nelle scelte del nuovo Ministro degli Interni, che ha prospettato la riapertura dei Centri di Identificazione e di Espulsione (CIE) in passato chiusi dopo infinite contestazioni nei confronti della loro natura, del loro funzionamento e della loro utilità.

Centri che, se la decisione della riapertura avrà attuazione concreta, dovranno quindi essere radicalmente trasformati sotto tutti questi tre aspetti. I migranti restano infine al centro dei problemi dei rapporti fra l’Italia e l’Unione Europea, dato che è impossibile comprendere di che solidarietà parliamo quando venticinque paesi europei collaborano al necessario salvataggio di migliaia di persone e continuano poi a trasferirle unicamente sul territorio italiano.  In questi nostri dibattiti senza fine si è dimenticata la vera caratteristica di questo evento biblico: la gran parte di questi migranti arriva dalla Libia perché la Libia è l’unico varco aperto e incontrollato per le migliaia di persone in fuga coinvolte in questa immane tragedia umana. 

Oggi nessuno ricorda l’impegno politico e finanziario sostenuto dall’Unione Europea (sotto iniziativa tedesca) per la chiusura del passaggio turco. Una chiusura che sarà ancora più invalicabile se la tregua faticosamente raggiunta in Siria si avvicinerà ad un consolidato processo di pace. Una chiusura che rende ancora più unico il transito libico.
Quello che più sorprende in questo quadro è il perdurante silenzio italiano, europeo e mondiale sulla possibilità di porre fine alla guerra di Libia che è già durata più della seconda guerra mondiale senza che siano sorte iniziative di pace, iniziative che non sembrano essere prioritarie né nell’ambito delle Nazioni Unite né in ambito europeo. Si ha l’impressione che essa venga quasi ritenuta l’ultima necessaria valvola di sfogo delle tante tensioni oggi esistenti nel mondo.

Eppure mai come oggi una forte azione per la pace avrebbe la possibilità di produrre frutti tangibili.
In primo luogo gli accordi sul prezzo del petrolio e il pur modesto ruolo riconosciuto da tali accordi alla Libia aprono una concreta prospettiva di un possibile compromesso sui futuri assetti del paese. Il prezzo superiore ai cinquanta dollari al barile rende infatti più facili gli accordi economici e politici tra le numerosissime fazioni in lotta.


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