Sparisce da Granada con i figli minori per non consegnarli al padre italiano: «È un maltrattatore»

Juana Rivas ieri, durante una mobilitazione di solidarietà a Granada
Juana Rivas ieri, durante una mobilitazione di solidarietà a Granada
di Paola Del Vecchio
Mercoledì 26 Luglio 2017, 20:12 - Ultimo agg. 20:53
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MADRID - Era già scappata dall’isola di Carloforte con i figli minori, in fuga dal compagno italiano condannato per maltrattamenti, e si era rifugiata in Andalusia nel suo paese d’origine. Obbligata dalla legge a consegnare oggi i due bambini al genitore, Francesco Arcuri, venuto dall’Italia a prenderli per riportali in Sardegna, la donna si è dileguata con loro e ha fatto perdere le tracce. La storia di Juana Rivas, trentenne di Maracena (Granada), scuote l’opinione pubblica spagnola, in pieno dibattito sulla violenza di genere e dopo il patto di Stato stretto da tutti i partiti del Parlamento per frenare la strage infinita fra le pareti domestiche.

Un Tribunale di primo grado aveva fissato per oggi alle 16,30 la data e l’ora in cui Juana Rivas, in esecuzione di una condanna per sottrazione di minori, doveva accompagnare i propri figli, di 3 e 11 anni, in un centro di incontro familiare a Granada, per consegnarli al padre ed ex convivente, perché li riportasse “dove ha la sua residenza abituale”, sull’isola di Carloforte, in Sardegna. Francesco Arcuri era stato denunciato l’anno scorso dalla donna per maltrattamenti e già condannato nel 2009 per un reato di lesioni in ambito familiare. Sostenuta nella sua battaglia dagli abitanti di Maracena, scesi ieri in piazza per frenare l’esecuzione della sentenza, e appoggiata dall’assessore all’Uguaglianza e responsabile del Centro della Donna, Francisca Granados, sua consulente legale, Juana aveva dichiarato fra le lacrime: «Io i miei figli non li consegno, li difenderò fino all’ultimo respiro». In conferenza stampa, affiancata dall’assessore Granados, aveva ricordato di essere scappata dalla Sardegna perché «sottoposta a una situazione insostenibile di violenza psicologica e fisica», con i minori «testimoni di tanto dolore». «Ieri sera mio figlio più grande sbatteva la testa contro la parete e ripeteva: “Mamma, non possono riaffidarmi a mio padre, la mia vita è spezzata”», aveva ricordato con la voce rotta dal pianto.

 Nell’ordinanza il magistrato ha argomentato che la decisione di convocare la madre in un centro di incontro familiare era dettata dalla necessità di garantire che la restituzione dei minori fosse eseguita “senza rischi”. Una misura d’urgenza reclamata da Arcuri al Tribunale, in esecuzione della sentenza di condanna di Juana Rivas per sottrazione di minori. Di fronte alla possibilità che l'affidamento dei bambini al genitore fosse “ostacolato dalla madre”, il magistrato aveva disposto l’intervento dell’Unità di Famiglie e Donna della polizia nazionale, per garantire l’esecuzione del mandato giudiziario.

«Se anche la polizia verrà a prendermi con i manganelli o la pistola elettrica, non ho paura. Non consegnerò i miei figli. Quell’uomo vuole distruggerci la vita e tenerci legati a lui», aveva denunciato ieri Juana davanti a telecamere e microfoni. E così è stato. Oggi, al punto di incontro familiare di Granada, dove all'orario fissato c’era ad aspettare Francesco Arcuri, Juana Ribas con i figli non si è presentata. «Non sappiamo dove sia e cosa farà con i bambini», ha ammesso la sua legale, Maria Castillo. L’avvocato presenterà un ricorso al Tribunale per ottenere la sospensione dell’esecuzione giudiziaria e ha annunciato che porterà il caso davanti alla Corte costituzionale, per sollecitare protezione per la sua assistita. Ma, intanto, Juana  da oggi è latitante, con i suoi figli, in ‘paradero desconocido'.

La sua storia tiene banco all’indomani del patto di Stato per sradicare la violenza di genere sottoscritto da tutti i partiti dell’arco costituzionale. L’intesa prevede 200 misure per migliorare la legge approvata 13 anni fa dal governo Zapatero e proteggere donne e minori vittime di violenza domestica. Fra le misure previste dal disegno di legge - che venerdì sarà approvato nella Commissione Uguaglianza in Parlamento, per completare l’iter ed entrare in vigore il prossimo autunno - la creazione di protocolli nell’attenzione primaria sanitaria e ai pronto soccorsi ospedalieri per intercettare possibili vittime di abusi e violenze in fase iniziale. Prevista, inoltre, l’introduzione della prevenzione della violenza di genere e l’educazione all’uguaglianza come materie scolastiche obbligatorie. Dall’inizio dell’anno, 42 donne e 11 minori sono stati vittime in Spagna di violenza inter familiare o di genere. Una strage senza fine.
 
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