Istanbul, rivendicazione Isis
Killer in fuga: la pista cinese

Istanbul, rivendicazione Isis Killer in fuga: la pista cinese
di Simona Verrazzo
Martedì 3 Gennaio 2017, 08:32 - Ultimo agg. 10:24
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È stato rivendicato dall'Isis l'attentato della notte di Capodanno al Reina Club di Istanbul, in Turchia, in cui sono morte 39 persone. Ma la caccia al colpevole, potrebbe già essere arrivata a una volta. Secondo il quotidiano turco Daily Sabah, nella serata di ieri la polizia turca ha condotto infatti un'operazione nel quartiere di Zeytinburnu a Istanbul, e avrebbe fermato una persona collegata alla strage che avrebbe cercato di scappare saltando da una finestra. Il sospettato, sarebbe lo stesso che ha voluto ritrarsi in un video-selfie girato nel centro della capitale turca diffuso ieri dai media turchi. Nel filmato, che dura una quarantina di secondi, si vede un uomo con indosso lo stesso giubbotto scuro immortalato dalle telecamere di sicurezza la notte di Capodanno, che cammina per la strada, a quanto pare dalle parti di Piazza Taksim, di giorno, in mezzo ad un via vai di persone. Guarda sempre fisso in camera, con un'espressione seria e minacciosa.

In attesa di nuovi sviluppi nel merito, la certezza è ormai che dietro la strage c'è la mano dello Stato islamico, che in un comunicato in arabo e, per la prima volta in turco, ha lanciato il suo anatema contro la Turchia. «Continuano le operazioni benedette che l'Isis sta conducendo contro il protettore della croce, la Turchia si legge nel testo diffuso sui social media jihadisti vicini al gruppo Un soldato eroico del califfato ha colpito uno dei più famosi nightclub dove i cristiani celebrano la loro festa apostata». L'attacco viene presentato come una vendetta per l'intervento di Ankara in Siria, che con Russia e Iran la scorsa settimana ha fatto da mediatore nella tregua tra il regime di Damasco e i gruppi dell'opposizione non legati né ad Al Qaeda né all'Isis.

Il testo riferisce anche che l'attentatore avrebbe usato, al Reina Club, anche delle bombe a mano. Questo dettaglio non è stato confermato dalle autorità turche, mentre invece da fonti investigative, riportate dalla stampa locale, è emersa la notizia che l'uomo sarebbe addestrato militarmente, tanto da aver sparato oltre 180 proiettili, cambiando sei caricatori in sette minuti.

Secondo il quotidiano Hürriyet, avrebbe avuto il tempo e i nervi saldi per togliersi il cappotto e ripulire l'arma lasciata sul luogo della strage. Nel corso delle perquisizioni gli inquirenti hanno arrestato ieri 12 persone legate all'attacco. Le indagini si starebbero concentrando su un uomo cinese, proveniente dalla regione dello Xinjiang (probabilmente lo stesso del videoselfie di cui detto) abitata dal popolo degli uiguri, musulmani di religione e turcofoni di lingua. Lo testimonierebbero i tratti somatici tipici di quella regione asiatica. Gli Uiguri hanno sempre cercato una loro indipendenza dalla Cina sin dall'inizio del Novecento. Per contrastare l'indipendentismo Pechino ha rafforzato la presenza di gruppi di etnia Han, cosa che dato vita a violenti scontri nel 2009 repressi poi pesantemente. Attualmente la lotta politica per l'indipendenza degli uiguri è supportata sia dai gruppi panturchi, tra cui il Partito del Turkestan Orientale, sia da altri movimenti estremisti musulmani.
 



È invece risultato del tutto estraneo all'attentato l'uomo con la barba la cui immagine era stata diffusa domenica da alcuni social media e che ha fatto il giro del mondo: è un cittadino khazako a Istanbul per lavoro. In serata c'è stata una maxi operazione dell'antiterrorismo nel popoloso distretto di Zeytinburnu, periferia di Istanbul.

Nel giorno della rivendicazione il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è rimasto in silenzio. A parlare è stato invece il vice-premier, Numan Kurtulmus, numero due dell'Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di cui è membro lo stesso Erdogan, da tutti considerato esponente dell'ala oltranzista. «L'attentato ha dichiarato Kurtulmus in diretta tv era un messaggio rivolto alle nostre operazioni al di là del confine, soprattutto a Scudo dell'Eufrate'. Noi però continueremo con determinazione». E proprio ieri, riporta sempre Hürriyet, è arrivato l'aumento del contingente lungo il confine di Gaziantep, nel sud, dove sono stati schierati altri 10 obici a media gittata, un blindato per il trasferimento di uomini e diversi mezzi corazzati, con l'obiettivo di riconquistare al-Bab, roccaforte dell'Isis.
Continuano a emergere altri dettagli su chi al Reina Club ha perso la vita, in particolare gli stranieri, saliti da 24 a 27, tra cui un cittadino turco-tedesco residente in Baviera. Sempre dal land bavarese proveniva un'altra vittima che risulterebbe avere soltanto la cittadinanza di Ankara. La Germania ospita la più grande comunità turca d'Europa, con oltre 4 milioni di persone, ed è stata vasta l'eco nel paese, dove è sempre massima l'allerta attentati dopo quello del 19 dicembre a un mercatino di Natale di Berlino, in cui sono morte 12 persone tra cui l'italiana Fabrizia Di Lorenzo. È stata diffusa la notizia che un rifugiato siriano residente a Saarbruecken, al confine con la Francia, è stato arrestato, in un blitz della polizia tedesca alla vigilia di Capodanno, perché accusato di organizzare attacchi in Europa con auto esplosive.

In Francia invece sono stati inflitti 10 anni di carcere (per associazione per delinquere a fini di terrorismo) a Nicolas Moreau, 32 anni, cittadino francese di religione islamica, che ha combattuto tra le file dell'Isis in Siria e in Iraq. Nel 2014 il fratello Flavien era stato il primo jihadista condannato in Francia per aver militato nell'Isis.