Strage Istanbul, il ministro turco:
«Accertata identità del terrorista»
Altri 20 arresti

Strage Istanbul, il ministro turco: «Accertata identità del terrorista» Altri 20 arresti
Mercoledì 4 Gennaio 2017, 08:58 - Ultimo agg. 17:12
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L'identità dell'autore della strage di Capodanno a Istanbul è stata accertata: lo ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, intervistato dall'agenzia Anadolu. Almeno cinque presunti militanti dell'Is che avrebbero un legame con l'attentato al club Reina di Istanbul che ha fatto 39 vittime sono stati arrestati in un'operazione della polizia turca a Izmir. Lo riporta l'agenzia Anadolu, la quale spiega che finora 20 persone sono state fermate nell'ambito delle indagini. Secondo l'agenzia privata Dogan, l'operazione ha preso di mira tre famiglie arrivate a Izmir 20 giorni fa da Konya, città dell'Anatolia centrale dove si ritiene che l'esecutore dell'attacco al Reina abbia soggiornato per un periodo prima di arrivare a Istanbul. Secondo la Dogan, invece, 27 persone, compresi donne e bambini, sarebbero state fermate. Gli arresti di oggi si sommano ai 14 eseguiti fino a ieri, tra i quali quello di due stranieri fermati al terminal per le partenze internazionali dell'aeroporto Ataturk di Istanbul.
 


Ieri era durato solo poche il presunto riconoscimento da parte dei media turchi, a partire dalla tv di stato vicinissima al presidente Recep Tayyip Erdogan, del 28enne Ihake Mashrapov, cittadino del Kirghizistan, di cui era stato diffuso persino il passaporto, come il killer. L'uomo, ora nel suo Paese, aveva poi negato ogni coinvolgimento, come confermato anche dalle autorità di Bishkek.

La stessa polizia turca lo ha lasciato andare dopo un controllo all'aeroporto di Istanbul. Solo una somiglianza con il killer del Reina il cui volto da ore circola su tutte le tv dopo la pubblicazione di un video-selfie girato nella zona di piazza Taksim, forse per inviare un messaggio sulla sua presenza in città. Il vero attentatore, per gli inquirenti, ha anche un passato in Siria, dove l'Isis lo avrebbe addestrato per la strage. 

Il cerchio attorno all'attentatore sembra dunque sempre più stretto. Dalle immagini in tv e sui giornali giurano di averlo riconosciuto alcuni vicini di casa nella provincia anatolica di Konya, dove l'uomo si sarebbe trasferito a fine novembre con la moglie e i 2 figli piccoli, probabilmente per non dare nell'occhio. Proveniente da un Paese dell'Asia centrale, come sembrano suggerire anche i tratti somatici: forse dal Kirghizistan o dall'Uzbekistan, anche se non cade l'ipotesi dell'origine dalla regione cinese dello Xinjiang, dove risiede la minoranza uigura, turcofona e musulmana.

Ieri notte, la polizia ha fermato la donna, che giura di non sapere nulla di una possibile affiliazione all'Isis del marito e di aver appreso della strage solo dalla tv. Per adesso, però, la donna resta in manette, come altri 15 sospetti fiancheggiatori, tra cui 2 persone risultate in contatto con l'attentatore nei giorni precedenti l'attacco. Fermati anche i 2 agenti immobiliari che hanno affittato la casa di Konya, dove il presunto killer ha vissuto per circa un mese. Nello stesso edificio, mancano all'appello due famiglie straniere, sparite dopo l'attentato al Reina e ora ricercate. In manette sono finiti pure altri 2 stranieri, bloccati nel pomeriggio all'aeroporto Ataturk di Istanbul mentre cercavano di lasciare la Turchia.

A negare il coinvolgimento del kirghiso Mashrapov, discolpatosi in un'intervista, sono stati in serata gli stessi servizi segreti di Bishkek. L'uomo ha spiegato di essere stato scambiato per l'attentatore per via di una somiglianza fisica, dichiarando di essersi recato a Istanbul per affari - come farebbe regolarmente dal 2011 - tra il 28 e il 30 dicembre e poi di nuovo tra il primo gennaio e stamani, mentre si trovava in Kirghizistan la notte della strage.

Intanto la Turchia appare sempre più nel mirino. Nel 2016, ha detto oggi il ministro dell'Interno, sono stati sventati 339 grossi attentati di diversa matrice. In settimana, è atteso pure il via libera del Parlamento a una nuova proroga di 3 mesi dello stato d'emergenza, dichiarato dopo il fallito golpe del 15 luglio.



 

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