«Nei giorni scorsi il Procuratore di Catania che sta indagando sulle operazioni delle ong ha chiaramente specificato che Save the Children non è tra le organizzazioni il cui operato desta sospetti e preoccupazione. La stessa posizione è stata espressa pubblicamente da alcuni membri della Commissione Difesa del Senato che stanno svolgendo un'indagine conoscitiva sullo stesso tema e che nei giorni scorsi, dopo aver avuto modo di ascoltare anche Save the Children, hanno dimostrato apprezzamento per l'attività dell'organizzazione» prosegue Neri.
La Vos Hestia è l'unica nave, tra quelle presenti nel Mediterraneo nelle operazioni di ricerca e salvataggio, a dedicare particolari interventi di protezione nei confronti dei bambini e dei minori non accompagnati che rischiano la vita durante il loro viaggio. Save the Children, nel complesso della sua attività, supporta interventi di cooperazione allo sviluppo nei loro paesi di origine. I minori non accompagnati, nel solo 2016, rappresentavano circa il 90% di quelli arrivati in Italia e l'intervento dell'ong continua dopo il salvataggio attraverso il supporto dato dai team di protezione dei minori sugli sbarchi in frontiera Sud, fino alle attività dei tre centri diurni Civico Zero a Roma, Milano e Torino e al supporto alla frontiera Nord del paese.
«Se gli sforzi di ricerca e salvataggio in mare venissero interrotti, non diminuirebbe il numero dei migranti che cercano di raggiungere l'Europa, perché non cesserebbero i motivi che spingono uomini, donne e bambini a rischiare la vita in mare pur di non morire nei loro paesi di origine o in Libia, né cambierebbe l'approccio disumano dei trafficanti senza scrupoli.
Unica conseguenza sarebbe l'aumento del numero di morti in mare. La presenza di navi che operano per la ricerca e salvataggio in mare non rappresenta un fattore di attrazione, ma semplicemente un modo per consentire ad un numero maggiore di persone di sopravvivere» conclude Valerio Neri.