Il terrore ad alta quota
che viene dai pc-bomba

Il terrore ad alta quota che viene dai pc-bomba
di Valentino Di Giacomo
Domenica 2 Aprile 2017, 09:36
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 Potrebbe essere stata l’esplosione di un laptop-bomba su un aereo somalo a suggerire ai Servizi di sicurezza di Usa e Gran Bretagna di vietare l’imbarco di pc e tablet sui voli di linea provenienti da alcuni Paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Si tratta dello scoppio avvenuto lo scorso 31 gennaio su un Airbus A-321 delle linee aeree somale «Daallo Airlines» partito da Mogadiscio. La bomba, contenuta all’interno di un pc portatile, è esplosa appena 15 minuti dopo il decollo e ha aperto una falla sul lato destro del velivolo facendo risucchiare l’attentatore nell’aria, provocandone la morte.

Fortunatamente, nonostante lo squarcio, il pilota riuscì a riportare l’aereo a terra mettendo in salvo, illesi, i 74 passeggeri. L’autore dell’attentato è un anziano somalo e su di lui sono ancora in corso indagini da parte degli 007 americani. In Somalia è attiva da oltre 10 anni il gruppo di al-Shabaab, terroristi islamici che nel corso del tempo è stato affiliato ad Al Qaida. Ma, recentemente, l’Isis ha operato ripetuti tentativi per infiltrare il movimento integralista somalo con l’obiettivo di reclutare nuovi adepti all’interno di un’organizzazione ben strutturata.

Secondo le risultanze degli investigatori, l’ordigno nascosto nel laptop conteneva esplosivo Tnt potenziato di tipo militare che ha lasciato evidenti tracce sul luogo dell’esplosione. Per l’attentato a bordo dell’airbus somalo non ci sono state rivendicazioni, ma il timore dell’intelligence americana è che i terroristi siano ora in grado di riuscire a colpire nascondendo ordigni anche all’interno dei pc. In Somalia la strage è stata evitata perché l’aereo viaggiava soltanto a 3300 metri di quota. Ma se la bomba fosse scoppiata ad altitudini maggiori l’attentato avrebbe avuto un esito certamente più nefasto.


 


 MISSILI. Oltre ai tablet e ai pc, non viene escluso che presto ad essere vietati a bordo degli aerei potrebbero esserci anche gli smartphone e tutti i dispositivi elettronici che possono connettersi in wi-fi. In questo caso il pericolo non sono le bombe che i telefoni non sarebbero in grado di occultare, ma i segnali Gps che i cellulari riescono ad inviare consentendo quindi a chi è a terra di seguire costantemente il percorso di volo. Un’eventualità che permetterebbe ai terroristi di poter direzionare dei missili terra-aria anche sugli aerei di linea. Un’ipotesi non troppo remota perché il Califfato ha già dimostrato nei teatri di guerra di possedere armi di questo genere. E, con la perdita costante di uomini e di pezzi di territorio in Nord-Africa e Medio Oriente, l’Isis potrebbe essere in grado di utilizzare i missili per quella che gli esperti definiscono una nuova forma di «guerra asimettrica»: attentati e azioni eclatanti in Europa e Occidente.

  I DRONI. Oltre ai voli di linea, l’ultimo allarme lanciato dalle intelligence mondiali riguarda l’utilizzo di droni da parte dell’Isis per compiere attentati in Europa. Nelle ultime settimane il comando Usa ha confermato di aver abbattuto alcuni mini-velivoli dell’Isis. Sono stati distrutti 5-6 droni, specie nell’area di Mosul, e messi fuori uso 5 siti legati allo sviluppo di questa tecnologia. E se sul campo bellico questi droni non rappresentano un elevato pericolo per i militari della coalizione internazionale che sta cercando di debellare l’Isis, ben altra minaccia rappresenterebbe l’utilizzo di questi apparecchi nei cieli europei. Nel pc di Salah Abdeslam, il capo del comando terrorista responsabile degli attentati di Parigi nel dicembre del 2015, gli 007 francesi hanno trovato appunti su come utilizzare i droni per sganciare ordigni chimici dalla pancia dei velivoli sulle metropoli europee. È l’esempio di come le cellule del Califfato cerchino sempre nuove forme e modi originali per sorprendere l’Occidente. In questo caso la minaccia dei droni si unirebbe addirittura all’uso di armi chimiche, come clorina e iprite, che l’Isis avrebbe già dimostrato di sapere utilizzare nei teatri di guerra.

  L’ITALIA. Nessuna restrizione è stata decisa dalle autorità italiane sui voli di linea per quanto concerne l’utilizzo di laptop e smartphone a bordo degli aerei. Una minaccia che per il momento non preoccupa gli esperti dell’antiterrorismo. Almeno non quanto i lupi solitari che hanno dimostrato nel resto d’Europa di poter colpire in ogni modo e con qualsiasi mezzo semplicemente addestrandosi sul web. È l’imprevedibilità con cui i jihadisti operano a dare le maggiori preoccupazioni, non solo attraverso le bombe: il car-jihad o accoltellamenti di poliziotti da parte di singoli soggetti radicalizzati come avvenuto a Londra.

A livello di analisi viene escluso che in Italia possano crearsi le condizioni per attacchi para-militari coordinati come avvenuto a Parigi nella strage del Bataclan perché l’alto grado di preparazione di intelligence e forze dell’ordine avrebbe buone possibilità di intercettare e smantellare sul nascere simili tentativi. Più pericolosi sono considerati i terroristi «home-grown», soggetti che a volte non hanno neppure contatti diretti con il Califfato, ma che subiscono la fascinazione della propaganda del sedicente stato islamico e possono attivarsi senza destare troppi sospetti colpendo i cosiddetti «soft-target» come chiese, scuole e centri commerciali. Anche sui foreign-fighter di ritorno l’Italia sarebbe meno esposta rispetto ad altri Paesi europei. Sarebbero 17 i «returnees» dai teatri di guerra di Siria e Iraq, ma solo in 6 sarebbero ancora in Italia. I foreign-fighter sono i terroristi più pericolosi perché hanno ampie conoscenze sull’uso di armi ed esplosivi e sono stati addestrati nei campi del Califfato.

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