Il futuro è donna. E marcia contro Trump

Il futuro è donna. E marcia contro Trump
di Luca Marfé
Domenica 21 Gennaio 2018, 10:53 - Ultimo agg. 13:08
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NEW YORK - Il futuro è donna. E, a giudicare dalle atmosfere, dalle immagini e soprattutto dai volti che hanno invaso New York, Washington e molte altre città statunitensi, lo è anche il presente.
 

La Women March è nata esattamente un anno fa. Così come la presidenza Trump. La prima si è trasformata in un movimento globale che lega oramai realtà e luoghi diversi. La seconda si è consolidata tra scossoni e successi, nonostante l’ombra ogni giorno un po’ più lunga del Russiagate.

Le donne da un lato, il tycoon dall’altro. Le due facce di un’America che fronteggia se stessa. Il riformismo e la tutela dei diritti contro lo spirito nostalgico dei più conservatori.

Strade come fiumi colorati, di rosa, ma non solo. Ci sono anche tanti uomini tra la folla che si divide tra una protesta “secca” a danno di una Casa Bianca in cui fatica a riconoscersi e quel “Me too” strillato in un misto di forza e rabbia per dire basta alle molestie sessuali che hanno tormentato lo scenario a stelle e strisce, di Hollywood e di altre prestigiose sfere.

Un doppio anniversario che coincide con un altro grande evento, di certo non voluto. Quello shutdown che, nel perdurare dell’impasse tra democratici e repubblicani, si traduce nel blocco, vera e propria chiusura, degli uffici federali. I rappresentanti politici della sinistra chiedono garanzie sul fronte dei “dreamer”, i giovani “sognatori” figli di immigrati, spesso sprovvisti di permessi di soggiorno e addirittura documenti. A destra, invece, si tira dritto sul duplice asse di legge e ordine, senza contemplare eccezione alcuna. Lo stesso Trump non ha mai perso occasione per ostentare una retorica spigolosa incentrata sulla legalità e sulla necessità di operare un giro di vite proprio sul fronte immigrazione. Al punto che si sta considerando, e in qualche caso materializzando, l’ipotesi di espulsione per i clandestini, a prescindere da vicende personali ed età.

Non c’è pace, dunque. Perlomeno non qui, non nei centri nevralgici delle cosiddette “città santuario”.

Altrove, invece, nel centro e nel sud di un Paese che è sì lo stesso, ma ben più lontano dai riflettori, c’è un’altra America, molto diversa, che prende le distanze da tutto questo. E che celebra festante il primo “compleanno" del suo amato presidente.

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