Guida ubriaca e finisce sotto processo in Inghilterra: si impicca per il terrore di doverlo dire al padre

Mary-Ann Dust (a sinistra) con la madre
Mary-Ann Dust (a sinistra) con la madre
di Federica Macagnone
Sabato 18 Agosto 2018, 19:21 - Ultimo agg. 20 Agosto, 16:27
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La sola idea che suo padre potesse rimproverarla o che dai suoi occhi potesse balenare una semplice occhiata di disappunto la terrorizzava. Mary-Ann Dust non era una bambina: aveva 30 anni, una casa con il suo fidanzato a Windermere, in Gran Bretagna, un lavoro da manager alla Cornish Bakery di Bowness e tutta la vita davanti a sé. Ma non era mai riuscita a superare quell'ansia devastante che la accompagnava dall'infanzia e che scattava ogni volta che sentiva di aver deluso i genitori. E così, ossessionata dalla paura di un rimprovero, piuttosto che confessare di essere stata arrestata per guida in stato di ubriachezza e di dover subire un processo, ha preferito spazzare via tutta la sua esistenza, i suoi sogni e il suo futuro e impiccarsi il giorno stesso in cui sarebbe dovuta comparire in tribunale.

Mary-Ann era andata a una festa con i suoi amici che, a fine serata, l'avevano infilata in un taxi per tornare a casa, visto che durante il party tutti avevano bevuto parecchio. A metà corsa, però, Mary-Ann era scesa ed era andata a recuperare la sua auto, pensando di essere in grado di guidare. Si sbagliava alla grande: dopo poco è andata a schiantarsi contro altri veicoli, fortunatamente senza conseguenze fisiche né per lei né per altri. Fermata dalla polizia e trovata con un tasso alcolico doppio rispetto al limite massimo consentito, era stata successivamente rilasciata e rinviata a giudizio. Da quel momento in poi è caduta nel panico: il suo problema maggiore non era il processo, ma il pensiero di come dirlo al padre. Un pensiero che l'ha letteralmente uccisa: già alle prese con la depressione, piuttosto che affrontare la situazione ha preferito impiccarsi nella casa in cui viveva con il fidanzato Dale Bowe, a cui è toccato lo choc di trovarla morta al rientro dal lavoro. 

Ora, nel corso dell'inchiesta sul suo decesso, la madre, Sue Dust, ha raccontato come la figlia fosse una persona molto protettiva nei confronti di tutti: «Non voleva mai farci preoccupare, e in questo caso si è trovata in una situazione che non sapeva come gestire: ma se ci avesse raccontato cosa era successo non sarebbe stata la fine del mondo. Lei ha sempre detto che non riusciva a sopportare l'idea di vedere la delusione negli occhi di suo padre: si sentiva mortificata dal fatto di aver danneggiato le auto di altre persone, e sapeva quanto mio marito odiasse chi guida ubriaco. Il giorno prima che si impiccasse Mary-Ann sembrava addirittura spumeggiante, non c'era nulla che facesse trapelare la sua disperazione. Era una persona meravigliosa che si preoccupava sempre degli altri prima che di se stessa e si faceva carico dei problemi di tutti, a volte anche troppo». E, come ha detto il coroner Robert Chapman, uno dei problemi di Mary-Ann era che teneva tutte le sue angosce per sé, senza confidarsi con nessuno. Era amata dagli amici, dai parenti, dai colleghi di lavoro, ma era emotivamente sola: e nel momento della disperazione non ha cercato aiuto.
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