Gentiloni a New York: «Il mondo ha bisogno delle Nazioni Unite»

Gentiloni a New York: «Il mondo ha bisogno delle Nazioni Unite»
di Luca Marfé
Martedì 19 Settembre 2017, 21:18 - Ultimo agg. 21:39
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NEW YORK - Paolo Gentiloni è arrivato a New York. Una 48 ore densa di appuntamenti per il premier che traccia un quadro delle priorità italiane e che commenta a caldo l’esordio tra le mura del Palazzo di Vetro del presidente statunitense Donald Trump.

«L’Italia crede nelle Nazioni Unite. Si discute molto dei limiti dell’Onu, ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che una sede multilaterale come questa è indispensabile per affrontare le crisi che abbiamo davanti».

Il presidente del Consiglio non si perde in giri di parole ed esamina immediatamente il fronte più caldo, quello nordcoreano: «Non c’è un singolo Paese in grado di risolvere la situazione» che, ha chiosato netto, può essere viceversa sanata «soltanto attraverso una pressione comune», con evidente riferimento, tra gli altri, alla Cina.

Non solo Pyongyang, però. In agenda anche questioni più vicine all’Italia: «Il ritorno delle Nazioni Unite in Libia, dal punto di vista politico-diplomatico, ma anche delle organizzazioni umanitarie». Sottolinea l’importanza dell’operato dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

In primissimo piano anche il Clima: «Lavoreremo per consolidare il consenso globale sugli accordi di Parigi. Un consenso che non può indebolirsi».

Insomma, Gentiloni parla chiaro: «Il mondo ha bisogno delle Nazioni Unite».

 


Riguardo invece all’altro grande tema del giorno, ossia il roboante discorso pronunciato da Trump, il presidente del Consiglio è più cauto e sottolinea il legame forte tra Italia e Stati Uniti.

«70 anni di amicizia e un rapporto di collaborazione strettissima che continuano». Nello specifico, sul nazionalismo del tycoon: «Il presidente mette l’accento, e non da ora, sugli interessi del proprio Paese». E addirittura rilancia: «L’Italia non deve avere alcuna timidezza nel dire che la nostra politica estera si occupa anche dei nostri interessi nazionali. Forse noi sottolineiamo di più la necessità di una regia multilaterale».

Guai a confondere e soprattutto a contrapporre le due cose, dunque. Multilateralismo sì, ma anche interessi propri.

«La nostra politica estera in Libia si occupa della sicurezza, dell’immigrazione. Il nostro lavoro sul cambiamento climatico si preoccupa dello stato di salute della nostra economia e del nostro ambiente». E conclude: «Bisogna trovare un punto di sintesi tra gli accenti che pone Trump e la linea più tradizionale che noi sosteniamo».



(Donald Trump pronuncia il suo primo discorso da presidente dal podio dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il presidente del Consiglio Gentiloni non era presente. In sala per l'Italia il ministro degli Esteri Angelino Alfano e il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti).
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