A marzo i casi erano meno di mille a settimana, ora sono più di mille al giorno. La seconda ondata Covid a Gaza ha già creato più problemi della prima. E gli ospedali sono in difficoltà per l'altissimo numero di pazienti ricoverati ogni giorno. Allarme anche tra gli operatori sanitari, molti dei quali non hanno neanche ricevuto la prima dose di vaccino. L'appello è lanciato da Medici Senza Frontiere, che dall'inizio della pandemia supporta i principali ospedali nella Striscia di Gaza e di Hebron e Nablus in Cisgiordania.
Il blocco economico di lunga data imposto da Israele ha danneggiato gravemente il sistema sanitario di Gaza, privandolo di risorse necessarie per affrontare il diffondersi di una qualsiasi malattia, ancor di più una pandemia globale. Gaza detiene attualmente oltre il 60% dei casi positivi nei Territori palestinesi. Soltanto il 5% circa dei palestinesi è stato vaccinato a fine di aprile e molti operatori sanitari non hanno nemmeno ricevuto la prima dose di vaccino. «L'implementazione delle misure di prevenzione e controllo dei contagi di Covid-19 è una grande sfida: il personale sanitario trasferito per contrastare virus ha bisogno di maggiore supporto e formazione - afferma Rachelle Seguin, coordinatrice medica di Msf a Gaza - le autorità sanitarie hanno aumentato la capacità dei posti letto Covid-19 in 9 ospedali per adulti e in altri 2 per bambini.
CAMPAGNA FACEBOOK - Per aiutare a contrastare la disinformazione sul Covid-19, Msf sta conducendo una campagna di promozione della salute su Facebook, che solo ad aprile ha raggiunto quasi un milione di persone. I post includono informazioni sulle vaccinazioni, misure di prevenzione e istruzioni su dove andare in caso di insorgenza dei sintomi ed offre a Msf l'opportunità di comunicare direttamente tramite Facebook messenger, utilizzando conversazioni individuali per rispondere a domande specifiche.