Esposito, primo bianco candidato al Parlamento in Kenya: «Non ce l'ho fatta, ma forza Napoli»

Esposito, primo bianco candidato al Parlamento in Kenya: «Non ce l'ho fatta, ma forza Napoli»
di Rosita Rijtano
Mercoledì 9 Agosto 2017, 19:33 - Ultimo agg. 10 Agosto, 12:45
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«Non ce l'ho fatta, ma forza Napoli». Così Franco Esposito, 75 anni, commenta gli ufficiosi risultati elettorali in Kenya che lo vedono sconfitto. Ha fatto notizia perché è stato il primo «mzungu», cioè bianco, candidato a un seggio parlamentare nel paese africano, al voto in queste ore. Ma ha nome e cuore partenopeo. O, meglio, azzurro dato che è un accanito tifoso del Napoli. Tanto che ha lanciato un appello al presidente della squadra, Aurelio De Laurentiis: «Se sarò eletto, gli chiederò di aiutarmi a creare una scuola di calcio gratuita — racconta — quando la propongo ai giovani, saltano di gioia. Qui il pallone è il sogno per sfuggire alla miseria. Alcuni sono bravissimi, giocano sulla sabbia, sullo sterrato: ovunque». I mezzi in dotazione, non molto diversi da quelli a disposizione dei ragazzi del capoluogo campano nel dopoguerra.

Un flashback per Esposito: papà imbianchino, mamma casalinga, è cresciuto in piazza Gesù e Maria, dove una palla di carta era compagna delle imperdibili partite pomeridiane. «Anche se non ero molto bravo, mi chiamavano ‘o chiattone», ammette. Meglio la vita sugli spalti. Allo stadio entrava facendo il «portoghese» con i compagni di giochi: «Non avevamo i soldi per i biglietti, scavalcavamo muri e cancelli. Per la prima partita del Napoli contro la Juventus ci siamo intrufolati in tribuna e abbiamo chiesto agli adulti presenti di far finta che fossero i nostri genitori, in caso di controlli. Nessuno ha detto niente. Gli azzurri hanno vinto, abbiamo portato bene». Una passione che non è diminuita nemmeno quando Napoli è diventata lontana, una cartolina color seppia. Esposito in tv non perde un match. Oggi i suoi giocatori preferiti sono Marek Hamsik e Lorenzo Insigne, del passato non dimentica il grande Diego Maradona. 

L’addio alla città, in cui però è periodicamente tornato, a 19 anni. Prima tappa Firenze, per il servizio militare obbligatorio. Poi in Puglia, alla trentaseiesima aerobrigata interdizione strategica: un reparto dell’Aeronautica militare italiana creato in piena guerra fredda e sciolto nel 1963, dotato di missili balistici a testata nucleare pronti a colpire l’Unione Sovietica. Lui era addetto alla manutenzione dei siluri. «A cambiarmi la vita è stato il generale Rodolfo Graziani che, quasi, mi ha costretto a firmare il rinnovo dell’incarico». 

Così è cominciato il viaggio che l’ha portato in Kenya, dopo dei corsi di studio negli Stati Uniti. Nel 1966 arriva nel paese africano. È a fianco di Luigi Broglio, papà della fisica aerospaziale italiana e responsabile del progetto San Marco: programma per la ricerca scientifica e la sperimentazione nello spazio, frutto di una collaborazione tra Italia e Usa. Rimane il suo braccio destro per 36 anni. E insieme, da Malindi, mandano in orbita il primo satellite dall’Africa dell’est. «Un’avventura incredibile, compiuta con pochi mezzi», ricorda. Dopo la morte di Broglio decide di dimettersi, ci era troppo affezionato per continuare senza di lui. Comincia a fare affari vendendo cassette di sicurezza agli alberghi, grazie a cui accumula una fortuna, e costruisce un resort. Sposa un’olandese e ha un figlio, chiamato Uri in onore del primo astronauta finito lassù, nel cielo: Jurij Gagarin.

La scelta di entrare in politica è stata dettata dalle richieste della popolazione locale che, a suo dire, «è stanca di politici che, una volta in Parlamento, si dimenticano di loro». In caso di elezione Esposito prometteva di aiutare i più poveri. Era  candidato con una formazione indipendente più vicina all’attuale presidente Uhuru Kenyatta, che al leader dell’opposizione Raila Odinga. I suoi impegni: «Mi batterò per dare la proprietà della terra, oggi detenuta dal governo, a chi ci vive e lavora. Ma pure per migliorare l’irrigazione, le infrastrutture, l’istruzione e la sanità». In queste ultime ore,  Kenyatta vola verso la vittoria, Odinga contesta il voto: «Hanno hackerato i seggi elettorali», accusa. Mentre il paese sembra piombato nel caos: due vittime, fino ad ora. 
 

Scenario mutato rispetto a ieri. «La situazione ai seggi era tranquilla, mi hanno salutato con il pollice in su», spiega Esposito, che era fiducioso sulla potenziale vittoria. Anche se, come ricorda il portale italiano in Kenya Malindikenya.net, in realtà non è la prima volta che ci prova. Ci ha già tentato nel 2007.  Anche allora non è andata bene: «Di mattina ero deputato, di pomeriggio i voti erano svaniti: i brogli sono sistematici», denuncia. Stavolta, non si ricandiderà: «Sono troppo vecchio, ormai, ma continuerò ad aiutare i cittadini come posso». La scuola calcio, chissà.

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