Allarme in Finlandia: «Russi pronti a rubare le scorie dell'uranio»

L'obiettivo è intercettare gli scavi di un tunnel per raggiungere il deposito

Un tunnel
Un tunnel
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 21 Marzo 2024, 08:32 - Ultimo agg. 22 Marzo, 07:06
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Sembra la trama di una spy story, ma purtroppo non lo è. La Russia avrebbe messo gli occhi sui siti di stoccaggio di scorie nucleari in Finlandia, materiale utile per realizzare ordigni nucleari o meglio ancora per le bombe sporche, ossia bombe arricchite da qualche elemento radioattivo per aumentarne gli effetti mortali dopo l'esplosione. E visto che sarebbe impossibile raggiungere le centrali in Finlandia in superficie, l'unico modo per raggiungere il bottino avverrebbe attraverso tunnel sotterranei. I timori sono più che tangibili al punto che l'International Atomic Energy Agency starebbe testando metodologie per individuare le possibili cavità realizzate dai russi. Il metodo che si sta usando per scovare i possibili tunnel russi è quello della tomografia muonica, una tecnica che utilizza i muoni (le particelle che vengono prodotte quando i raggi cosmici provenienti dallo spazio interagiscono con l'atmosfera terrestre) per ricostruire un'immagine della struttura interna di un'area o un oggetto anche molto grande. I muoni possono attraversare ampi spessori di materia, anche di alcuni chilometri, e con questa tecnica, in completa sicurezza, sono state realizzate immagini tridimensionali di strutture interne di vulcani come il Vesuvio, delle piramidi, cavità nel sottosuolo di grandi città, ma negli ultimi anni è usata in particolare per monitorare i depositi delle centrali nucleari. Nelle scorse settimane, alcuni tecnici della IAEA sono stati in Italia, e in particolare a Napoli dove si stava testando un nuovo rilevatore muonico di piccole dimensioni da utilizzare in Finlandia.

Negli ultimi anni la corsa all'accaparramento di materiali radioattivi ha avuto una crescita enorme, con un'impennata del 21% solo nel 2022, cioè da quando la Russia ha invaso l'Ucraina, con perdite incidentali o furti veri e propri di materiali radioattivi in giro per il mondo.

Un caso eclatante avvenne in Australia all'inizio dello scorso anno, quando durante il trasporto venne smarrita una piccola capsula contenente Cesio 137.

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Alcune tonnellate di uranio furono rubate in Libia, mentre in Messico sparirono direttamente quattro container con il prezioso carico, di cui due con Iridio-192. Secondo l'Incident and Trafficking Database (ITDB) della IAEA, nel 2022 sono stati segnalati ufficialmente «146 incidenti di attività illegali o non autorizzate che coinvolgono materiale nucleare e altro materiale radioattivo». Gli interessi del materiale utile per fabbricare le cosiddette bombe sporche negli ultimi tempi sono aumenti così come una certa dialettica belligerante di Putin verso Finlandia e Paesi Baltici, come conferma un recente rapporto dell'intelligence tedesca.

Nell'occhio del ciclone però c'è in particolare la Finlandia. Il motivo sta nelle sue centrali nucleari e Onkalo, il più grande deposito per le scorie nucleari d'Europa che si trova a 430 metri sottoterra, e a 420 metri sotto il livello del mare, composto da tunnel di 60 chilometri, in grado di resistere per i prossimi 100mila anni. Un sito scelto dopo innumerevoli ricerche geologiche per il substrato roccioso rimasto stabile nel corso degli ultimi 2 miliardi di anni, nonostante terremoti ed ere glaciali. Onkalo si trova sotto l'isola di Olkiluoto, ad alcuni chilometri da una delle centrali nucleari del Paese chiamato Olkiluoto 3 o OL3, entrato in funzione pochi mesi dopo l'ingresso della Finlandia nella NATO. Si tratta del reattore più grande d'Europa e ha vari altri aspetti notevoli: è il primo costruito in Europa negli ultimi 15 anni ed è in grado di produrre il 14% del fabbisogno di energia elettrica finlandese, e resterà in funzione per almeno 60 anni. A Olkiluoto ci sono altri due reattori, ma la Finlandia dispone di altri due reattori nucleari nella centrale di Loviisa. Intorno a Onkalo è stata installata una rete sismica, modalità già ampiamente usata dai vicini norvegesi nelle aree di estrazione petrolifera per monitorare danneggiamenti o perforazioni fuorilegge, e sarà fatto lo stesso nelle due sedi di centrali nucleari.

Da miliardi di anni i raggi cosmici producono nell'atmosfera terrestre sciami atmosferici estesi, con la presenza dei muoni, capaci di raggiungere il livello del mare e penetrare anche attraverso spessori notevoli di materiale solido. L'utilizzo di queste particelle consente mediante la tecnica della tomografia muonica lo studio di molti aspetti dell'ambiente in cui vive l'uomo e ha dato luogo in questi ultimi anni ad una varietà notevolissima di applicazioni in svariati settori. La prima applicazione di questa tecnologia risale alla fine degli anni '60 quando furono installati dei rivelatori di muoni nella piramide di Chephren, nella piana di Giza, e proprio recentemente studiando la piramide di Cheope è stata scoperta la presenza di una nuova camera sconosciuta. Le applicazioni interessano i vulcani (sono state usate per Etna e Vesuvio) ma la si sta usando per monitorare i rifiuti nucleari immagazzinati in passato o centrali danneggiate, come quella di Fukushima. C'è però un limite dovuto alle macchine da utilizzare per le scansioni muoniche, effettuata utilizzando due rivelatori di muoni, posti alle due estremità della regione da analizzare. Le particelle, attraversando i materiali all'interno della zona sotto scansione, subiscono delle deviazioni nella loro traiettoria, con una dipendenza dalla tipologia di materiale attraversato. Durante la visita a Napoli, i tecnici della IAEA hanno infatti partecipato ai test di un nuovo rilevatore muonico di piccole dimensioni.

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