Strage familiare, il figlio pluriomicida ha un tumore al cervello

Strage familiare, il figlio pluriomicida ha un tumore al cervello
Sabato 15 Dicembre 2018, 21:20 - Ultimo agg. 16 Dicembre, 14:08
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Una strage di famiglia, in un castello austriaco, a pochi giorni da Natale: la vicenda ha traumatizzato la piccola comunità di Mistelbach dal momento che a commettere tre omicidi, sterminando i familiari, è stato un conte di 54 anni. Il suo avvocato, però, avanza la richiesta al giudice che dovrà trattare il caso di ritenere il cliente incapace di intendere e di volere.

Il conte Anton von Goess, che ha ucciso con un fucile da caccia il padre, il fratello e la matrigna, avrebbe infatti una grave malattia, un tumore con implicazioni al cervello. E questo avrebbe portato l'uomo a reagire molto male alle liti con il padre, descritto dal legale come un uomo dispotico. Vittime della strage avvenuta giovedì scorso nella dimora nobiliare di Bokfliess sono Hans Ulrich von Goess, 92 anni, la moglie Margherita Cassis Faraone di 87, di origini friulane e ancora domiciliata ad Aquileia, e il figlio Ernst, 52enne.

 

 


Il conte è accusato adesso di aver usato il fucile di famiglia per esplodere cinque colpi e far fuori i suoi congiunti. L'uomo, arrestato, avrebbe ammesso le sue responsabilità, citando come movente le liti di famiglia. Secondo il legale, Peter Philipp, il conte è gravemente malato, avrebbe metastasi a tutti gli organi compreso il cervello, «e in situazioni di stress come in quel momento, perché il padre gli ha urlato in modo spaventoso, non sa cosa fare». È lo stesso difensore a descrivere, il 92enne vittima della strage come un «tiranno», un «despota». Caratteristiche che insieme alla malattia del figlio hanno portato alla tragedia di due giorni fa, Il conte, che si è fatto arrestare senza opporre alcuna resistenza, sarà adesso sottoposto a perizia psichiatrica.

La strage del castello di Bokfliess ha anche una forte eco in Italia, in Friuli, dove la comunità di Aquileia (Ud) ricorda addolorata Margherita Cassis Faraone, «filantropa di altri tempi» e benefattrice della sua terra di origine, cui era legatissima, secondo l'assessore alla Cultura comunale Alviano Scarel. «Lascia un grande vuoto in tutta la Bassa friulana», secondo Pietro Paviotti, presidente dell'associazione nazionale per Aquileia, di cui la contessa era presidente onorario.

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