«D'accordo con la mia famiglia ho deciso di anticipare l'orrore», disse prima di morire Anne Bert, che nel marzo scorso scrisse una lettera aperta ai cinque principali candidati all'Eliseo - Emmanuel Macron, Marine Le Pen, Jean-Luc Melenchon, Franois Fillon e Benot Hamon - affinché rilanciassero il dibattito sull'eutanasia. Il caso della scrittrice francese ricorda quello di Fabiano Antoniani, dj Fabo, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente e che ha scelto di farsi praticare l'eutanasia in Svizzera perché anche in Italia è proibito.
In Francia la legge Claeys-Leonetti votata nell'agosto del 2016 prevede la possibilità di «una sedazione profonda e continua» per i malati in fase terminale ma non autorizza nè il suicidio assistito nè l'eutanasia. Nella sua lettera la signora Bert si chiedeva se «addormentare un malato per lasciarlo morire di fame e di sete sia davvero più rispettoso della vita che porvi fine tramite l'amministrazione di un prodotto letale?». Anne Bert, che viveva a Fontcouverte, nel sud-ovest della Francia, era affetta dal 2015 dalla malattia di Charcot che fa perdere progressivamente l'uso delle gambe, delle braccia e poi del resto del corpo. Una malattia che progredisce in fretta dai primi sintomi e per la quale non ci sono trattamenti.