Erdogan riferisce in Parlamento sul caso Khashoggi
«Riad trovi i responsabili»

Erdogan riferisce in Parlamento sul caso Khashoggi «Riad trovi i responsabili»
di Erminia Voccia
Martedì 23 Ottobre 2018, 13:55 - Ultimo agg. 18:10
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È il giorno della verità sull'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, o almeno della versione ufficiale del governo turco. Il presidente Recep Tayyip Erdogan lo aveva annunciato e martedì 23 ottobre ha tenuto un discorso al Parlamento in cui ha rivelato alcune informazioni che potrebbero fare chiarezza sulla morte dell'editorialista del Washington Post scomparso nel consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre scorso.
Tra i punti salienti dell'intervento rivolto al gruppo parlamentare del suo partito Akp c'è la conferma che nessuno ha più avuto notizie di Khashoggi dal pomeriggio del 2 ottobre, quando il giornalista ha fatto ingresso nel consolato. La fidanzata e futura moglie ha riferito alle autorità turche che Khashoggi sarebbe stato fermato all'interno dell'edificio contro la sua volontà. Secondo Erdogan, sarebbero due i gruppi di cittadini sauditi che avrebbero preso parte all'omicidio, di cui nove sarebbero arrivati a Istanbul con un aereo partito dall'Arabia Saudita. Tra queste nove persone, ha riferito ancora il presidente turco, ci sarebbero anche alcuni generali. In tutto, sarebbero 15 i sauditi coinvolti nel caso Khashoggi. Erdogan ha inoltre affermato che il giorno precedente alla scomparsa del giornalista 3 funzionari del governo di Riad avrebbero ispezionato la la Foresta d Belgrado e la zona di Yalova per capire se era possibile nascondere lì il corpo. L'assassinio di Khashoggi sarebbe stato premeditato e organizzato alcuni giorni prima, ha confermato Erdogan citando fonti dei servizi di sicurezza turchi. Le prove a disposizione di Ankara non farebbero dubitare che la morte del giornalista sia stata un “macabro omicidio”. Per i servizi di intelligence turchi, sarebbe stato Saud al Qahtani, stretto collaboratore del principe saudita Mohammed bin Salman e responsabile delle comunicazioni, a condurre le operazioni relative all'omicidio di Khashoggi. 

 

Resta da capire, ha detto Erdogan, perché in un primo momento Riad non ha ammesso la morte di Khashoggi e perché la sede del consolato saudita di Istanbul non è stata subito aperta agli investigatori turchi. E ancora, dovrebbe essere chiarita la ragione per la quale il gruppo dei 15 cittadini sauditi si trovava in Turchia e su ordine di chi questo gruppo avrebbe agito. Erdogan ha anche confermato l'uso di un sosia di Khashoggi nel video fornito ai servizi di sorveglianza.

Erdogan ha tuttavia aggiunto di aver avuto un confronto telefonico con re Salman e di aver preso accordi per formare una commissione di lavoro congiunta che avrebbe già iniziato le indagini. Erdogan ha affermato di non avere dubbi sulla buona fede del sovrano saudita, ma che è necessario avviare un'inchiesta indipendente su quello che è a tutti gli effetti un “omicidio politico”. All'inchiesta dovranno perdere parte anche altri Paesi, mentre riguardo la sorte delle 18 persone arrestate in Arabia Saudita Erdogan ha detto che dovranno essere processate in Turchia. “L'Arabia Saudita - ha proseguito - ha compiuto un passo significativo ammettendo l'omicidio”. Ankara sarà soddisfatta solo quando saranno identificati i responsabili della morte di Khashoggi fino al livello più basso, ha dichiarato ancora il presidente, promettendo che il delitto non verrà insabbiato.

Intanto, proseguono gli interrogatori dei magistrati turchi che nei giorni scorsi hanno ascoltato quasi 20 dipendenti del consolato saudita. Secondo quanto emerso, molti sarebbero stati invitati a non andare al lavoro il giorno della morte del giornalista. Il quotidiano Yeni Safak, che esprime il punto di vista del governo turco, ha riferito che almeno 4 chiamate sarebbero state effettuate dal consolato all'ufficio dell'erede al trono saudita Mohammed bin Salman. 


 
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