Madrid accende fra le polemiche
i semafori del World Gay Pride

I semafori egualitari per il World Gay Pride inaugurati oggi a Madrid
I semafori egualitari per il World Gay Pride inaugurati oggi a Madrid
di Paola Del Vecchio
Mercoledì 21 Giugno 2017, 10:12
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Madrid. Madrid accende fra le polemiche i semafori dell’orgoglio gay. Da venerdì 23 giugno al 2 luglio si convertirà nella capitale mondiale del World Gay Pride. Per il più grande evento della comunità LGTBI, al quale sono attesi oltre 2 milioni di persone, sono previste eccezionali misure di sicurezza antiterrorismo, che mobiliteranno oltre mille agenti nella sola sfilata dell’orgoglio, l’happening principale della celebrazione previsto per il 1º luglio. Intanto oggi la capitale ha inaugurato i semafori paritari e ‘includenti’, con coppie di donne o di uomini dello stesso sesso, che sostituiscono la tradizionale siluette dell’omino. Installati in 288 semafori di 72 incroci di Madrid, resteranno in maniera permanente come legato della celebrazione e per dare visibilità, mediante la segnaletica stradale, alle politiche di uguaglianza propiziate dal Comune guidato dal sindaco Manuela Carmena di Ahora Madrid, lista affine a Podemos.

Ma nella capitale overbooking, dove in vista dell’evento le 83.300 camere d’hotel registrano un’occupazione del 100%,  fiorisce in questi giorni il business degli appartamenti turistici, con un’offerta speculativa e fuori controllo e un aumento vertiginoso dei prezzi degli affitti. Tanto che, come conferma Jesus Martin, presidente dell’Associazione di Imprenditori dell’Ospitalità nella Regione di Madrid, Jesus Martin, “la gente sta cercando soluzioni alternative all’alloggio in città nei comuni dormitorio della periferia, come Laganés, Getafe o Mostoles”. Sono i quartieri della cintura urbana, dove pure l’offerta alberghiera è già coperta al 90% della capacità, per cui Martin consiglia a chi è rimasto senza letto di spostarsi verso città come Toledo, Alcalá de Henares o Alcobendas, a una distanza fra i 30 e i 60 km dalla capitale.

E la polemica è diventata incandescente, dopo che in alcuni zone come quella di Chueca – lo storico quartiere della Movida gay – i residenti sono scesi sul piede di guerra contro l’amministrazione comunale, accusata di essere “il principale agenti del turismo fuori controllo”. Protestano “per la quantità di denaro pubblico destinato a questo evento privato e con animo di lucro, che ha come risultato il super sfruttamento degli appartamenti turistici e l’aumento indiscriminato degli affitti”, spiega Esteban Benito, presidente dell’Associazione degli abitanti di Chueca, citato da El Diario. “Gli immobili dei residenti, nel circuito Airrbnb, diventano una specie di hotel al nero e provocano problemi di convivenza, perché ospitano spesso vandali e turisti molesti, che vengono solo per divertirsi a tutti i costi”, aggiunge. La conseguenza, prezzi alle stelle, con i costi delle camere che lievitano fra il 300 e il 400% e oltre e un impatto immediato sui prezzi degli affitti, raddoppiati nel giro di pochi mesi. Un fenomeno di ‘gentrificazione’, che porta all’espulsione progressiva degli abitanti originari dei quartieri, al quale hanno dichiarato guerra i residenti. E che è anche riflesso nelle cifre: da gennaio, stando a uno studio del gruppo di ricerca in Paesaggi Culturali dell’Università Politicnica di Madrid, l’offerta turistica di appartamenti per il World Gay Pride è andata in costante aumento, con una media di 500 alloggi al mese, fino a raggiungere i 5.884 appartamenti a giugno. Ovviamente, a prezzi proibitivi per i madrileñi.

Come possibile soluzione, una delle alternative indicate è quella di un ‘Orgoglio periferico’, ovvero disperdere nei comuni dell'hinterland le celebrazioni del  Gay Pride. A farsene promotrice è stata Silvia Gonzalez, portavoce della piattaforma ‘Orgullo de periferia’, promotrice di una Marcia della Diversità LGTB che, in concomitanza con la sfilata prevista per il 1º luglio sul centrale Paseo della Castellana, sfilerà invece nei quartieri marginali di Villaverde, Usera e Arganzuela. Non solo per rivendicare un territorio libero, rispetto a quello del centro  ‘conquistato’ dagli speculatori. Ma per diffondere la cultura LGTB in rioni e scuole della periferia sud della capitale, dove il bullying nei confronti di gay e omosessuali resta ancora la norma quotidiana da sradicare.
 
 
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