Corea del Nord-Usa, venti di guerra: Trump convoca il Senato

Corea del Nord-Usa, venti di guerra: Trump convoca il Senato
di Anna Guaita
Martedì 25 Aprile 2017, 22:53 - Ultimo agg. 26 Aprile, 15:14
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NEW YORK - L’intero Senato è stato convocato mercoledì mattina alla Casa Bianca, per ascoltare un briefing confidenziale sulla Corea del nord. Il fatto è senza precedenti, tant’è che i servizi di intelligence hanno lavorato negli ultimi giorni per rendere l’auditorium “a prova di spie”. L’appuntamento ha portato alcuni a pensare che Donald Trump voglia preparare i senatori a un possibile intervento militare contro il regime di Kim Jong-un, soprattutto venendo 24 ore dopo l’arrivo del sottomarino Uss Michigan nel porto sudcoreano di Busan. Il sottomarino a motore nucleare porta un carico di missili tattici teleguidati, e anche se il suo arrivo nella Corea del sud era previsto, non è un caso che sia entrato in porto proprio mentre la Corea del nord celebrava l’85esimo anniversario della creazione dell’esercito del popolo con una massiccia esercitazione d’artiglieria. Gli esperti hanno valutato che PyongYang ha dislocato per l’esercitazione dalle 300 alle 400 bocche di fuoco di lunga gittata, una eccezionale manifestazione di forza che voleva chiaramente intimidire la Corea del sud, che da quelle bocche di fuoco potrebbe essere devastata. Dal canto suo però Seoul ha dato una risposta muscolare, portando avanti esercitazioni navali nel Mar Giallo con la flotta Usa, così come contemporaneamente ha fatto Tokyo, nel Mar del Giappone.

La tensione è peraltro destinata ad aumentare non appena la forza aero-navale guidata dalla portaerei Carl Vinson arriverà in zona. Dopo la gaffe della Casa Bianca, che aveva detto che una grande “armada” stava navigando verso la Corea del nord mentre invece stava andando nella direzione opposta, verso l’Australia, ora la marina Usa conferma con regolari comunicati che invece la navigazione procede spedita.

Il dittatore Kim Jong-un, sempre più infuocato, minaccia di affondare la portaerei con uno dei suoi missili, e anzi il suo ministro del Difesa, Pak Yong Sik, ha ipotizzato “potenti attacchi nucleari preventivi”, per “fermare l’avventura militare del nemico”. Il giornale ufficiale del regime, in un fondo, ha moltiplicato le minacce, sostenendo che l’Esercito del Popolo vanta “modernissimi componenti militari, incluso armi nucleari miniaturizzate e missili balistici lanciati da sottomarini”.

Il temuto test nucleare nord-coreano tuttavia ancora non si è fatto vedere. Tutti si aspettavano che PyongYang avrebbe usato le feste nazionali di aprile per eseguire il suo sesto test nucleare. Invece il regime ha optato per l’esercitazione di artiglieria, forse perché temeva un altro flop, come è stato il lancio di un missili due settimane fa.

Nonostante tutti questi echi di guerra, la diplomazia non si è ancora data per vinta. C’è stato un vertice a Tokyo fra americani, sudcoreani e giapponesi, e nei prossimi giorni ci sarà un incontro fra giapponesi e cinesi. Non solo: il primo ministro giapponese Shinzo Abe sta tentando di ottenere il sostegno anche della Russia, probabilmente in vista di nuove sanzioni. E il ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida, parteciperà venerdì alla speciale riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dedicata alla penisola coreana.

 

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