La decisione di Madrid interviene all'indomani della grande festa dell'avvio della campagna ufficiale per il referendum a Tarragona, con il presidente Puigdemont e il vicepresidente Oriol Junqueras, davanti a 10mila entusiasti della futura “Repubblica”.
E dell'annuncio del sindaco Ada Colau che anche nella capitale Barcellona il primo ottobre si potrà votare, nonostante le minacce e i moniti di Madrid. Puigdemont ha aperto la festa di Tarragona salutando i «querellados e querelladas», gli «Indagati e indagate», che lo circondavano. La procura spagnola lo ha già denunciato, con tutti i suoi ministri, la presidente del Parlament Carme Forcadell, l'ufficio di presidenza, 712 sindaci e i presidenti delle loro due associazioni. Ma nonostante denunce, intimdazioni e minacce di arresto la Catalogna va avanti, in aperta disobbedienza allo Stato spagnolo.