Brexit, la truppa dei napoletani
​resiste: non torniamo indietro

Brexit, la truppa dei napoletani resiste: non torniamo indietro
di Francesco Pacifico
Domenica 10 Dicembre 2017, 12:47 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 12:28
4 Minuti di Lettura
A Londra sono presenti quasi 600mila italiani. Dei quali circa 100mila proverrebbero da Napoli e Campania. Fanno i medici, gli avvocati, i commercialisti, gli ingegneri. C'è un numero sproporzionato nella ristorazione, una quantità incredibile di commessi con l'accento partenopeo. Per lo più sotto i 30 anni. Alcuni hanno sfondato, altri inseguono un sogno, ma sono gran lavoratori e ben integrati. Tanto che Andrea Sala, medico 44enne originario di Torre del Greco, ricorda di aver ricevuto il giorno dopo il voto della Brexit «decine messaggi di amici e colleghi, che si scusavano per questo tradimento». Da qui lui non si sposterà. «Io, per un motivo ideologico, chiederò la cittadinanza solo se costretto». Laureato alla Federico II, ha «finito la specializzazione in Inghilterra. Dove a differenza di quello che succede in Italia in sala operatoria - il professore fa l'intervento e gli studenti stanno a guardare - un giovane può operare». Andrea ha fatto carriera: è primario di chirurgia tumorale al Surrey county hospital.

Non andrà via neppure Claudia Falcone, 39 anni e Global band director di Peroni-Nastro azzurro. Lei a Londra ha deciso di crescere il bambino che aspetta. «Lo farò qui in un contesto cosmopolita, con opportunità che in Italia non avrebbe. Eppoi, visti i tantissimi italiani presenti, riuscirà a coltivare le sue radici».
Nella capitale inglese anche l'ambasciatore italiano, Pasquale Terracciano, è partenopeo. Al riguardo l'avvocato Riccardo Sallustio, partner dello studio Grimaldi e uno dei massimi esperti europei di diritto bancario, ricorda che «nel 2015, quando l'ambasciatore arrivò, proprio per la massiccia presenza di napoletani organizzò al consolato un corso, Primo approccio, per insegnare ai tanti ragazzi provenienti dal Sud come scrivere un curriculum in inglese o leggere un contratto d'affitto».

Come detto, qui tutti i partenopei sono ben voluti. «Napoli - aggiunge Claudia Falcone - porta con sé un certo bagaglio di pregiudizi. Ma io non sono stata mai trattata diversamente da un milanese». Adolfo Vollono, parrucchiere star e delle star (ha pettinato Pippa Middleton, sorella della futura regina, per le sue nozze), aggiunge: «Noi napoletani facciamo bene perché siamo creativi, siamo rapidi. Per esempio i parrucchieri napoletani hanno l'occhio, che nel nostro lavoro fa la differenza più della tecnica». Vollono, originario di Castellammare di Stabia, è associato dell'esclusivo salon Richard Ward ed è qui dal 1991. «Sono permanent resident, a breve farò l'esame orale per ottenere la cittadinanza. Non vedo rischi per me, quanto per la Gran Bretagna».

Al momento Londra resta la città delle grandi opportunità. Liborio Avvoltoio, 46enne, è un broker, compra titoli di Stato per una grande banca ed ha svoltato. «Sono arrivato ventiquattro anni fa. A Torre del Greco ho fatto il nautico e lavoravo sulle navi da crociera. Poi mi sono ritrovato qui in banca, non conoscevo un cane e sono riuscito a realizzare quello che in un Paese chiuso e di raccomandati come l'Italia non avrei mai raggiunto». Ora gira in Aston Martin e nel weekend va trovare il figlio a Eton, il college dei reali. «Io sono avvantaggiato dal fatto di avere fame: a Torre vivevamo in sei in cinquanta metri quadri. E chi ha fame, qui ha successo perché gli inglesi hanno bisogno di professionisti».

 

Claudia Di Meo faceva la giornalista freelance in Italia. Per una serie di vicissitudini, a 40 anni, si è ritrovata a Londra. «Volevo starci tre mesi. Per mantenermi mi sono ritrovata in un ristorante a pelare cipolle e a tagliare insalate. A più non puoi ambire con l'inglese che conosciamo noi italiani. Alla fine dei tre mesi il capochef mi ha portato in cucina, mi ha detto di restare perché avevo una mano delicata». Ora a quasi 47 anni è seconda in un club privato di Wimbledon, ma la sua carriera è destinata a schizzare: è arrivata ai quarti di MasterChef Uk. «La cucina napoletana aiuta. Qui la pizza è un cibo esotico. Dei ragazzi della provincia napoletana hanno aperto una piccola pizzeria in un quartiere molto degradato di Londra. Dopo tre mesi hanno la sala piena ogni sera. Che cosa succederà con la Brexit? Per quanto riguarda il mio settore poco, il 90 per cento della ristorazione è retta da stranieri. E gli inglesi non vogliono fare gli chef come i muratori».
Proprio perché Londra è una porta girevole per il successo, Antonio Colandrea consiglia di trattare la Brexit con cautela. «Io lavoro come consultant in una società che si occupa di trading di monete. Dal 2001 faccio su e giù da Monte di Procida, anche perché lì vive mia figlia. Le regole, così come sono oggi, mi permettono di andare e tornare da Londra».
Non vede cambiamenti tangibili, invece, Chiara Rubinacci. La maison napoletana ha aperto nell'elegantissima zona Mayfair il suo monomarca, diretto dalla 35enne figlia del capostipite Mariano. «Con la Brexit Londra non è cambiata, è sempre viva e frenetica. La città resta aperta, ospitale e lo è con i napoletani, stimati e apprezzati». «Tutti ci chiedono - aggiunge - la manifattura napoletana, più morbida di quella inglese nella struttura e nei tessuti. Finché avremo mercato, resteremo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA