Barcellona, spunta secondo covo e intanto polizia litiga su buchi sicurezza

Barcellona, spunta secondo covo e intanto polizia litiga su buchi sicurezza
Mercoledì 23 Agosto 2017, 20:51 - Ultimo agg. 24 Agosto, 02:04
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La cellula jihadista dell'imam che ha colpito Barcellona è smantellata, tutti morti o in carcere, le 15 vittime sono state restituite alle famiglie. E in Spagna è l'ora delle polemiche: tra la polizia centrale e quella catalana e sui buchi della sicurezza. Mentre spunta il secondo covo dei terroristi, oltre a quello saltato in aria di Alcanar. La stampa di Madrid traccia oggi il lungo elenco delle falle nel dispositivo che non hanno impedito i due attentati. Solo gli errori degli inesperti terroristi hanno evitato una strage ancora più grave. Grazie alle rivelazioni di Mohamed Houli Chemlal, il 21enne ferito nell'esplosione del covo di Alcanar, si sa quasi tutto sui preparativi della cellula. Indottrinati e guidati dall'imam Abdelaqui Es Satty, i 12 terroristi si preparavano da mesi indisturbati a colpire con furgoni bomba la Sagrada Familia.

Avevano comprato 500 litri di acetone per fabbricare grandi quantità di Tatp, l'esplosivo artigianale dell' Isis, che sarebbe stato usato con 126 bombole di gas e una grande quantità di chiavi, come 'mitraglià. L'imam aveva previsto di farsi saltare con una cintura esplosiva. In una casa abbandonata in provincia di Tarragona, a Riudecanyes, usata come punto di appoggio dei terroristi, gli inquirenti hanno trovato gli scontrini dell'acquisto l'1 e il 2 agosto dei 500 litri di acetone, oltre a documenti parzialmente bruciati di due componenti della cellula ora morti: Mohamed Hichamy e Younes Abouyaaqoub. Il Tatp era quasi pronto. Si attendeva solo finisse di asciugare per attaccare il monumento simbolo di Barcellona.

Ma mercoledì notte il covo di Alcanar è esploso, probabilmente a causa di una manipolazione sbagliata dell'esplosivo. Sono morti l'imam e un altro terrorista, Chemlal è rimasto ferito. Rimasta senza capo, senza esplosivi, senza 'Piano À, la cellula ha agito alla disperata. Younes Abouyaaqoub ha noleggiato un furgone e si è lanciato sulla Rambla, indifesa. Altri 5 hanno comprato 4 coltelli e un'ascia in un bazar cinese e hanno attaccato il lungomare di Cambrils. Si sono fatti abbattere. «Per fortuna l'imperizia ha fatto saltare il loro piano iniziale», scrive El Mundo, che enumera errori e falle. La folla sulla Rambla non era protetta da barriere anti-kamikaze, come invece era stato raccomandato dal ministero degli Interni di Madrid. Il sindaco Ada Colau ha spiegato che non c'erano perché Barcellona è una «città aperta».

Oggi ha fatto marcia indietro: si metteranno barriere fisse e mobili nelle aree pedonali più affollate e verrà rafforzata la presenza di polizia. Nessuno poi si è accorto che a Ripoll un imam - condannato per traffico di droga e collegato nel 2006 con una rete jihadista - stava indottrinando 11 ragazzi in nome di Allah e dell' Isis. Uscendo dal carcere nel 2015 non era stato espulso perché un giudice lo aveva ritenuto «non pericoloso» per l'ordine pubblico. Non era sorvegliato, nonostante la polizia belga lo avesse segnalato come sospetto. Ma «nessuno ha controllato nulla», scrive El Mundo. I sindacati della polizia nazionale intanto denunciano che Guardia Civil e Policia Nacional sono state tagliate fuori dalle indagini dalle autorità indipendentiste catalane. «Si voleva trasmettere all'estero l'immagine di uno Stato catalano autosufficiente», accusano.

Così la più esperta polizia nazionale non ha potuto indagare sull'esplosione del covo, che il primo giorno quella catalana aveva ritenuto un incidente dovuto al gas, non rilevando le tracce di Tatp. «Se si fosse indagato bene, accusano, si sarebbe capito che un attentato era in preparazione: lo sapevano anche i terroristi, per questo si precipitarono ad attaccare».

Ma la polizia catalana non si era resa conto di nulla. Abc ricorda anche che i Mossos per giorni hanno escluso fosse collegata con la strage l'auto che giovedì sera ha forzato un posto di blocco sulla Meridiana. Ma al volante c'era il killer Younes Abouyaaqoub. Da giovedì la Guardia Civil insisteva con quella catalana per pubblicare la foto del killer e chiedere l'aiuto della gente. La foto è stata diffusa solo lunedì. Due ore dopo veniva riconosciuto da una donna, e abbattuto.

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