Corea del Nord: «Provocazione o atto di guerra?»

Corea del Nord: «Provocazione o atto di guerra?»
di Luca Marfé
Venerdì 15 Settembre 2017, 13:20
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NEW YORK - Ancora Corea del Nord, ancora Kim Jong-un. Alle prime luci dell’alba, dai dintorni della capitale Pyongyang, un missile è stato lanciato in direzione est. Ha sorvolato il Giappone, nello specifico Hokkaido, l’isola più settentrionale dell’arcipelago, e si è inabissato nell’Oceano Pacifico dopo aver percorso circa 3700 chilometri.

Sono stati proprio i media nipponici a dare subito la notizia, immediatamente confermata dai vertici militari della Corea del Sud che in un primo comunicato avevano parlato di un «proiettile non meglio identificato». Fatto sta che, ancora una volta, deve essersi necessariamente trattato di un ordigno di portata intercontinentale o comunque a medio raggio, considerato che è stato in grado di scavalcare per l’appunto il vicino stato.



Il governo giapponese ha peraltro diramato un’allerta tesa a mettere in guardia la propria popolazione da eventuali detriti o rottami che potessero piovere dal cielo. Tuttavia, a detta delle stesse istituzioni nazionali, non sono ci sono stati feriti né danni. Per fortuna, verrebbe da aggiungere, se si considera la potenziale spirale che anche un singolo episodio di questo tipo potrebbe innescare in una fase già di per sé così tesa e delicata.

A quanto pare, dunque, a nulla sono valse le sanzioni approvate a più riprese e all’unanimità in casa Nazioni Unite. Né tantomeno le minacce neanche troppo velate di quel Donald Trump che, già svariate settimane fa, aveva promesso «fuoco e furia» e che aveva parallelamente sottolineato di non credere nell’efficacia di un eventuale dialogo diplomatico con Kim e i suoi.

Che si tratti dell’ennesima provocazione o di un vero e proprio atto di guerra lo stabiliranno in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu i grandi della Terra, chiamati oramai a riunirsi sul tema con una cadenza regolare al punto da risultare addirittura drammatica. O, in alternativa, e soprattutto in maniera unilaterale, gli stessi Stati Uniti, ogni giorno meno disposti a tollerare le follie del dittatore orientale.
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