«Uccidete Baby George nella sua scuola»: a processo il jihadista che esortava i lupi solitari

«Uccidete Baby George nella sua scuola»: a processo il jihadista che esortava i lupi solitari
«Uccidete Baby George nella sua scuola»: a processo il jihadista che esortava i lupi solitari
di Domenico Zurlo
Mercoledì 23 Maggio 2018, 22:05
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Il principino George nel mirino dell'Isis? Per adesso non c'è nessuna minaccia concreta per il bimbo di Kate Middleton e del principe William, che frequenta l'asilo, e che Husnain Rashid, un musulmano britannico 32enne, aveva pensato di colpire incoraggiando, mesi fa, potenziali «lupi solitari» a farlo. Husnain, nato nel Lancashire, si sarebbe nascosto dietro un canale online ribattezzato 'Lone Mujahid' per sollecitare all'azione giovani aspiranti jihadisti solitari: nei suoi messaggi di violenza, suggerì che il piccolo, 4 anni, venisse preso di mira nella sua scuola, a Battersea, a sud-ovest di Londra. Fra i suggerimenti, a quanto pare, anche quello d'avvelenare con una siringa gelati confezionati in un supermercato. 

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Rashid avrebbe pubblicato una foto del principe, insieme all’indirizzo della scuola, con la sagoma di un combattente e un messaggio: «Nemmeno la famiglia reale sarà lasciata in pace». L’uomo si sarebbe ‘specializzato’ nel suggerire attacchi con bombe, prodotti chimici e coltelli, e avrebbe anche comunicato con un terrorista britannico in Siria, Omar Ali Hussain, suggerendogli alcune tecniche per abbattere gli aerei della coalizione. L'uomo, gommista, ma anche ex insegnante in una scuola islamica residente nel Lancashire, deve rispondere di sei capi d'imputazione per istigazione al terrorismo per i quali si proclama innocente. 

L’accusa, nella persona di Annabel Darlow, ha detto che
«le sue minacce erano indiscriminate, non facendo alcuna distinzione tra adulti e bambini, tra civili e soldati». «Ha scritto numerosi post per glorificare le atrocità terroristiche commesse, incitando i suoi lettori a pianificare e commettere più attentati possibile», ha aggiunto la Darlow. Quando la polizia entrò nella sua casa, Rashid scagliò il suo telefono contro un muro: un vero tesoro di prove, che rivelò le sue migliaia di chat su Telegram. Il 32enne è anche accusato di aver postato una foto dell’ambasciatore birmano nel Regno Unito, suggerendo «sai cosa fare» ai suoi seguaci o presunti tali ed esortandoli a «combattere e versare il sangue».

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