Guerra di mafia a Vieste, un giovane di 25 anni massacrato sotto casa

Guerra di mafia a Vieste, un giovane di 25 anni massacrato sotto casa
Guerra di mafia a Vieste, un giovane di 25 anni massacrato sotto casa
Giovedì 26 Aprile 2018, 09:41 - Ultimo agg. 19:24
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Paura a Vieste, sul Gargano, dove la guerra di mafia che impazza da oltre tre anni sembra non avere fine. Un ragazzo di appena 25 anni del posto, Antonio Fabbiano, è stato ucciso ieri sera con alcuni colpi di arma da fuoco: un agguato mentre era sotto casa, in via Tripoli, intorno alle 23. Fabbiano, che a quanto si è saputo era legato al clan di Marco Raduano, è stato soccorso quando era ancora ferito e trasportato presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, ma non c'è stato niente da fare: è deceduto poche ore dopo.

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L'omicidio - secondo gli investigatori - sarebbe avvenuto nell'ambito della sanguinosa guerra di mafia che da anni si sta consumando tra due clan il lotta per il controllo del traffico di stupefacenti: una ventina i bossoli di fucile e pistola recuperati dai carabinieri del Comando provinciale di Foggia sul luogo del delitto. Ad agire sarebbero stati due killer che hanno atteso il 25enne mentre faceva ritorno a casa.

Il 25enne aveva precedenti penali per rapina e droga. Su quanto è accaduto indagano i carabinieri del Comando provinciale di Foggia. I militari hanno compiuto cinque stub e sentito una decina di persone tra amici e conoscenti. A Vieste dal gennaio 2015, quando fu ucciso il boss Angelo Notarangelo, detto 'Cintaridd', si sono verificati otto omicidi, quattro agguati sono falliti e c'è stata una lupara bianca.

HANNO USATO UN KALASHNIKOV Sono stati utilizzati un kalashnikov e una pistola per uccidere Antonio Fabbiano, il pregiudicato 25enne di Vieste ritenuto vicino al clan Raduano, assassinato nella tarda serata di ieri a Vieste, nel Gargano. Fabbiano è stato colpito all'inguine e al torace. Ricoverato presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, è morto dopo poche ore. Nella zona del delitto non vi sono - a quanto si apprende - telecamere di sorveglianza e vi è difficoltà da parte dei carabinieri di acquisire valide informazioni da potenziali testimoni.

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