Crollo ponte Genova, un'opera dalla storia tormentata che mostrava difetti strutturali

Crollo ponte Genova, un'opera dalla storia tormentata che mostrava difetti strutturali
di Andrea Bassi
Mercoledì 15 Agosto 2018, 09:09
3 Minuti di Lettura
Qualche anno fa, Giovanni Calvini, ex presidente della Confindustria di Genova lasciò agli atti una dichiarazione che oggi sembra una profezia. «Tra dieci anni», disse, «il Ponte Morandi crollerà». Ma non c'è da meravigliarsi. Il viadotto Polcevera, o Ponte Morandi, dal nome del suo progettista, l'ingegner Riccardo Morandi, da qualcuno chiamato anche ponte di Brooklyn per la sua (vaga) somiglianza con la struttura che collega l'isola di Manhattan, è al centro di polemiche fin dalla sua costruzione, iniziata nel 1963 e terminata nel 1967. Ad inaugurarlo fu l'allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Ponte Morandi, ormai bisogna usare il passato, era lungo 1.182 metri, un'altezza al piano stradale di 45 metri e attraversava il torrente Polcevera tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, passando anche sopra la rete ferroviaria. Un ponte, spiegano gli esperti, a trave strallata di tipo «sospeso» nel quale l'impalcato è retto da una serie di cavi (gli stralli) ancorati a piloni (o torri) di sostegno. È stato costruito, e questa fu la vera innovazione del progettista Marconi, con calcestruzzo armato precompresso da lui brevettato, ma sul quale ora si addensano le nubi. Nel 1964 un ponte gemello progettato dallo stesso Morandi in Venezuela sulla baia di Maracaibo, crollò per l'impatto con una petroliera che aveva perso il controllo. L'accusa, già allora, fu che Morandi non aveva tenuto conto nei suoi calcoli di un evento comunque possibile. I calcoli, appunto. Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni dell'Università di Genova, da anni sollevava dubbi sugli errori di progettazione di Morandi.

L'INTERVENTO
«Il Viadotto», ha spiegato in un intervento di due anni fa su ingegneri.info, «ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici. È necessario ricordare un'erronea valutazione degli effetti differiti (viscosità) del calcestruzzo che ha prodotto un piano viario non orizzontale». Per Andrea Del Grosso, docente di monitoraggio delle infrastrutture dell'Università di Genova, «il Ponte Morandi ha sempre avuto problemi di corrosione degli stralli e eccessive deformazioni, a causa della perdita di tensione dei cavi di acciaio dentro le strutture di cemento armato». In effetti negli Anni 60 il problema del degrado del calcestruzzo non era ben noto. «Lo stiamo studiando», sostiene Del Grosso, «solo da 20 anni». Che il ponte qualche problema lo avesse, insomma, per gli esperti non era un mistero. Per anni, per esempio, si era dibattuto se buttarlo giù e ricostruirlo. Nel 2006 l'archistar Santiago Calatrava si recò a Genova per incontrare l'allora presidente della Regione Claudio Burlando, a cui si offrì di disegnare un nuovo ponte sul torrente Polcevera per abbattere e sostituire quello esistente. Alla fine non se ne fece nulla. Nel febbraio del 2009, la società Autostrade insieme alla società di ingegneria Spea, pubblicò uno studio per lo smontaggio del ponte. Un'operazione che avrebbe impiegato tra gli 8 e i 12 mesi. In quel documento fu sottolineato come il traffico sul viadotto fosse quadruplicato negli ultimi 30 anni, con 25,5 milioni di transiti l'anno. Un volume talmente elevato da provocare un intenso degrado della struttura e ingenti costi di manutenzione. Qui sta un altro punto. Sempre secondo il professore Brencich, «a trent'anni dalla sua costruzione i lavori di manutenzione del ponte Morandi erano già costati l'80 per cento di quanto speso per la realizzazione». Conveniva rifarlo.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA