Tiziana e le altre, vittime della vendetta in Rete: nessuna pietà anche dopo morte

Tiziana e le altre, vittime della vendetta in Rete: nessuna pietà anche dopo morte
di Francesco Lo Dico e Francesco Pacifico
Mercoledì 13 Settembre 2017, 09:02 - Ultimo agg. 09:29
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È ormai trascorso un anno dal suicidio di Tiziana Cantone. Ma a dodici mesi dalla sua morte, occorre prendere atto che la memoria della ragazza di Mugnano è stata oltraggiata due volte: la giustizia si appresta ad archiviare l'inchiesta per istigazione al suicidio e a lasciare dunque impuniti quanti hanno indotto la giovane a togliersi la vita. E in rete girano ancora i video che l'hanno spinto a togliersi la vita. Filmati ancora disponibili grazie a un miserevole trucco: si aggirano le prevedibili segnalazioni al garante della Privacy con una semplice modifica al nome e al cognome della ragazza.

Basta una piccola variazione su una consonante - che per ovvie ragioni non sveleremo - e quelle immagini tornano nella disponibilità di voyeur e affaristi senza scrupoli.

Se non bastasse, i link alla giovane - in apparenza scomparsi - sono ancora indicizzati da Google, in una versione riveduta e corretta che testimonia come chi ha reintrodotto i video in rete, sia consapevole della storia della ragazza e della sua tragica fine. A partire da Pornhub, dove la clip di Tiziana caricata nove mesi fa, ha totalizzato a oggi 192.784 visite, e può essere liberamente condivisa sui social (da Twitter a Facebook) e scaricata su personal computer e telefonini con un semplice clic. Accade così anche su Thumbzilla.com, Rexxx.com dove il filmato risulta caricato da un anonimo, o su it.ro89.com, dove il nome di Tiziana funge da esca per improbabili social ispirati al sesso.

Su heypee.com quel video finisce persino per reclamizzare prodotti destinati a esaltare la virilità maschile. Per non parlare di ttio.ru (sito porno russo), del colombiano pornado.co (400mila clic) o di pimptubed, dove il video presentato in lingua araba è disponibile anche per il Medioriente. Nel 2016 sono state soltanto 235 le denunce alla polizia postale per casi di cyberbullismo, di diffamazione online o di diffusione di materiale pedopornografico (come quello che ha riguardato Tiziana Cantone), ma secondo uno studio della Microsoft almeno due minorenni su tre sono stati vittime del fenomeno. E tanto basta per capire quanto la normativa (secondo molti esperti anche dopo l'approvazione della nuova legge sul cyberbullismo) sia incisiva nel difendere le vittime.

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