Terremoto, da Amatrice a Norcia le macerie sono tutte lì: rimosso solo il 6%

Terremoto, da Amatrice a Norcia le macerie sono tutte lì: rimosso solo il 6%
di Italo Carmignani
Lunedì 14 Agosto 2017, 07:38
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dal nostro inviato
AMATRICE - 
Hai voglia a vietare i selfie, a nasconderle quando arriva Mattarella o il principe Carlo d'Inghilterra oppure a maledire la burocrazia e tutti i suoi storici ritardi. Polverose e tristi come carcasse di città fantasma, le macerie dell'ultimo terremoto sono ancora lì, stese e quasi intatte a mostrare i panni sporchi della ricostruzione, l'altra parte della luna, quella più infelice. Non esiste al mondo un tappeto sotto al quale infilare, come fanno certe colf infedeli, oltre 4000 tonnellate di laterizi, maniglie, porte, automobili e bidè strappati alle case e alla vita delle famiglie.

Si chiamino Amatrice o Norcia oppure Arquata del Tronto, nei 60 comuni d'Italia in cui la zona rossa ha sostituito i centri storici, le macerie sono praticamente intatte come nei giorni delle scosse, forse messe un po' meglio dalle ruspe. Ma niente di più. Si calcola che appena il 6 per cento di tutta la montagna degli effetti del terremoto ha ricevuto una sistemazione definitiva, con Amatrice che si distingue per quelle degli edifici pubblici. Il resto è per strada, sotto gli occhi di tutti.

DOVE METTERLE
Impossibile e inutile nascondere i detriti i modo cialtrone, perché il problema delle macerie è complicato: non si tratta solo di spendere circa 60 euro a tonnellata per raccoglierle e dividerle per tipologia, ma occorre anche trovare una cava in disuso, il fondo di una strada da costruire oppure una valle dimenticata dove sistemarle. E questa è la parte più difficile nell'Italia dai mille vincoli ambientali e mille paure, di cui la prima è l'inquietante rapporto antimafia del Ministero che vuole proprio nel settore del movimento terra il nido di vespe criminali più insidioso. Un dato per spiegare: solo nelle Marche sono 840 mila le tonnellate da portare via e il destino felice del recupero è toccato solo a 63 mila. Alla fine verranno spesi oltre 300 milioni per far svanire tutte le prove del passaggio di un assassino naturale chiamato terremoto.

«DEVONO SPARIRE»
Certo non consola sapere che a L'Aquila la questione delle macerie a otto anni dal terremoto è ancora in piedi. Anzi, saperlo semmai allarma. Oggi Gentiloni sarà ad Arquata del Tronto accompagnato dal capo di stato maggiore dell'Esercito per incontrare i militari del Genio cui si devono i primi lavori nella frazione di Tufo di Arquata con le demolizioni e la rimozione delle macerie. Verbalmente il sindaco di Arquata Petrucci è già carico: «A un anno dalla prima scossa siamo ancora in fase emergenziale: ancora non abbiamo potuto mettere piede nel centro storico di Arquata perché ci sono le macerie. Finché non verranno rimosse, di ricostruzione non si parla». Petrucci è perentorio, ma sa benissimo che il problema è anche quanto ancora deve essere demolito. A Tufo i ritardi sono dovuti all'opposizione di alcuni proprietari alla demolizione di case quasi distrutte e comunque irrecuperabili».

A Castelluccio di Norcia i residenti hanno potuto raggiungere il paese solo qualche settimana fa quando è stata ripristinata la strada. Le ruspe si sono dovute comunque fermare: c'è chi dalle case da radere al suolo vuole strappare ancora qualche ricordo. Da Castelluccio a sua madre Norcia,dove è annunciata per il 21 agosto la rimozione delle macerie all'interno della Basilica di San Benedetto, quando saranno messe in sicurezza le pareti interne del transetto sinistro e dell'abside. Le macerie nella città umbra hanno avuto un destino più felice, molto è stato fatto. «Ma nessun dorma», spiega il sindaco Nicola Alemanno.

PUBBLICO E PRIVATO
Ci sono macerie e macerie, anche se viste da lontano: le case e i palazzi sbriciolati di Amatrice e Accumoli e di molte delle loro frazioni sembrano tutte uguali. Invece no. Ci sono le macerie cosiddette pubbliche, quelle che ingombravano strade, vicoli e piazze. Ci sono le macerie private, ossia quelle di case e palazzi di proprietà collassati su loro stessi. La Regione Lazio ha stimato in 93 mila tonnellate le macerie cosiddette pubbliche e le ha già interamente rimosse, con una spesa di 5,4 milioni di euro. Ora però il problema sono le macerie private.

A maggio fu fatto un piano operativo tra comuni, Regione e Protezione Civile dividendo il territorio tra capoluoghi e frazioni. Ma solo l'8 luglio è stata sbloccata una prima gara propedeutica da 400 mila euro e solo il due agosto, in concomitanza con la visita del Capo dello Stato Mattarella,si è saputo che è stata finalmente sbloccata la gara monstre da 10 milioni di euro . Nessuna società come quella delle genti dell'Appenino ha visto distrutta tanta vita tutta assieme. Ma sopra la terra nuda vorrebbe piangere solo i morti, non una finestra o una porta, anche se si aprivano sull'altra vita. Quella che non c'è più.

(Hanno collaborato Alessandra Lancia e Ilaria Bosi)
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