«Tempo di libri» vuole una tappa a Napoli

«Tempo di libri» vuole una tappa a Napoli
di Ugo Cundari
Giovedì 20 Aprile 2017, 08:54 - Ultimo agg. 17:08
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Federico Motta, presidente dell’Associazione italiana editori (Aie), ha appena inaugurato la fiera del libro di Milano (per la precisione a Rho), strappandola a Torino dove si farà senza l’Aie, ma già ha annunciato di guardare alle prossime tappe italiane. Tra queste c’è Roma, e una imprecisata città del Sud nel 2018, Napoli, Bari o Palermo. In lizza ci sono queste tre, ma se a sponsorizzare Napoli è sceso in campo Roberto Saviano, che con Motta ha provato a buttare giù qualche idea, per le altre città si stanno muovendo le istituzioni.

«E senza l’impegno di Comune e Regione, a Napoli non potremmo mai venire» dice Motta. L’impegno ovviamente non è solo formale, per ottenere ad esempio l’utilizzo di una sede appropriata, ma anche e soprattutto economico. Nel caso di «Tempo di Libri», in programma da ieri fino a domenica, la Regione Lombardia ha investito centomila euro, una cifra più o meno abbordabile, se non fosse che al Sud i costi lievitano. «Per fare tappa a Napoli bisogna investire molti più soldi, cifre di molto superiori» dice Motta, anche se non si spinge a quantificare la somma. Si spinge però a sottolineare che «Napoli dovrebbe avere una sua manifestazione, perché malgrado sui giornali capiti spesso per altri motivi, è stata culla della cultura italiana».

Da parte loro, Comune di Napoli e Regione Campania non hanno preso proprio bene le parole di Motta. Nino Daniele, assessore alla cultura, sarebbe «più felice di organizzare una fiera di editori meridionali al Nord piuttosto che dare contributi ad altri per venire a vendere qua. Noi vogliamo difendere e valorizzare i nostri editori, al di là delle cifre necessarie per questo o quel salone del libro». Per Sebastiano Maffettone, consigliere alla cultura per la Regione, «prima di parlare di soldi ci vogliono idee buone. Il collegamento con Milano può rivelarsi utile, ma la Regione non è un bancomat, e prima di sfornare dei numeri bisogna capire che cosa si vuole fare di concreto. Fino ad oggi non ho ricevuto alcun tipo di proposta da nessuno».


Insomma, pare che un salone di libro a Napoli targato Aie, almeno per come è stato delineato, sia destinato a morire prima ancora di trasformarsi in un progetto più dettagliato. Così è stato per il tentativo fatto qualche mese fa dalla Mostra d’Oltremare, che dopo aver annunciato anche le date e coinvolto gli editori napoletani, poi ha fatto retromarcia. Ma gli editori napoletani non sono rimasti fermi ad aspettare, anzi, tre di loro, i più combattivi, hanno unito le loro forze. Così Guida editori, Polidoro e Rogiosi hanno dato vita al comitato Liber@arte.

«Ben venga l’impegno delle istituzioni, ma se non si muovono noi non staremo a guardare» dice Diego Guida, l’unico editore napoletano presente fra l’altro a Milano all’inaugurazione. E così il trio editoriale si è messo a raccogliere le firme, «per convincere i politici, ma anche per coinvolgere i cittadini». Il primo a firmare è stato Maurizio De Giovanni, poi l’artista Lello Esposito, di seguito tanti altri lettori appassionati che vogliono di nuovo un salone del libro in città. «È solo l’inizio, a noi si stanno aggiungendo tanti altri colleghi, da Homo Scrivens a Pironti, e soprattutto anche librai, per una formula ancora più inedita e capace di unire quanti più attori possibile del mondo editoriale» sottolinea Guida.
L’entusiasmo coinvolge anche gli altri due editori. 

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