Solo la cultura
non è in crisi al Sud

di Francesco Durante
Giovedì 8 Novembre 2018, 08:25
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L’economia delle regioni del Sud non sta vivendo un momento particolarmente felice. La società è attraversata da preoccupanti fenomeni di criminalità e di devianza che paiono aggravarsi di pari passo con la perdita di terreno dell’occupazione. Ciononostante, la letteratura meridionale non è mai stata così bene come in questi anni; non ha mai avuto un numero così alto di autori (molti dei quali guidano le classifiche dei bestseller) pubblicati da editori di caratura nazionale; e non è mai stata capace di attirare su di sé una così vasta attenzione internazionale. La letteratura del Sud si trova in una fase di vistosa crescita che non riguarda più soltanto le aree tradizionalmente più produttive (la Sicilia e Napoli), ma si estende a regioni in passato piuttosto avare di opere, e che oggi, invece, sono in piena fioritura artistica: la Puglia, per esempio. E, naturalmente, la ricchezza della produzione letteraria si accompagna a una più generale rigenerazione della creatività artistica. Dal cinema al teatro, dalle arti visive alla musica, mai come oggi si direbbe che la parte più arretrata del Paese sia in realtà quella che ha ancora, nonostante tutto, il privilegio di rappresentare ciò che nel mondo si intende per identità italiana. Il Sud, oggi, ha una vera urgenza di raccontarsi, e sa farlo meglio di quanto non abbia mai saputo fare. E, raccontandosi, racconta l’Italia e ne rinnova la leggenda nel mondo. La letteratura è una questione di immaginazione, anche quando, come nel nostro caso meridionale, è tradizionalmente legata a filo doppio a una tradizione di realismo quasi obbligatorio anche se magari sub specie di ghiribizzo barocco. La letteratura immagina storie, le cala, se vuole, nella Storia, e produce nuovo immaginario, in un cortocircuito oggi particolarmente potente grazie al consumo di massa dei prodotti che dalla letteratura derivano direttamente, come le serie tv o i film tratti dai libri. La letteratura, dunque, può cambiare il mondo, o almeno la percezione di esso. La letteratura può decidere per esempio le sorti turistiche di un luogo, e spingere grandi flussi di persone a visitarlo proprio allo scopo di rivivere l’atmosfera di un particolare romanzo. Nelle grandi città degli Stati Uniti, in questo momento, non è affatto raro imbattersi nei megamanifesti che pubblicizzano la imminente uscita del film tratto da «My brilliant friend», ovvero «L’amica geniale», segno che la cosiddetta «Ferrante fever» continua, e con essa una rinnovata infatuazione nei confronti di Napoli.
Gli Stati generali della letteratura del Sud, terza edizione, che si aprono questo pomeriggio a Potenza e continueranno fino a domenica anche a Salerno e a Cetara in Costiera amalfitana, nascono proprio dalla constatazione del rilievo enorme che immagine e immaginario, con riferimento a uno specifico territorio, hanno nel mondo contemporaneo. E dall’idea che la letteratura, e meglio potremmo dire la cultura, se con questa parola ci riferiamo a un ramificato sistema in cui stanno il patrimonio storico-artistico, il paesaggio, la cultura materiale, le produzioni creative, sia una leva decisiva (forse la principale) per mettere in moto quello sviluppo cui tanto aneliamo. Questo è in effetti un tema da esplorare con curiosità: la crisi economica è spesso un acceleratore della creatività, anche letteraria, e al contempo la creatività, anche letteraria, può rappresentare un aiuto per uscire dalla crisi. Nell’America del New Deal che rispondeva alla Grande Depressione, tra i tanti progetti lanciati dall’amministrazione Roosevelt ci fu anche il Federal Writers’ Project che, come dice il nome, puntava a dare lavoro agli scrittori, cioè a una delle molte categorie di lavoratori che la crisi aveva buttato in mezzo a una strada. Grazie a quel Progetto fu per esempio realizzata la collana delle guide di tutti gli allora 48 stati d’America, ed è il caso di dire che ne vennero fuori guide di una qualità mai vista. Quei lavoratori che potevano chiamarsi Nelson Algren e John Cheever, Ralph Ellison e Kenneth Rexroth, Zora Neale Hurston e Saul Bellow, resero insomma un servizio al proprio Paese, il quale, peraltro, aveva saputo affidarsi a loro. Per competenza. 

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