Statali, ancora un rinvio per la maxi riforma

Statali, ancora un rinvio per la maxi riforma
di Andrea Bassi
Venerdì 17 Febbraio 2017, 09:20 - Ultimo agg. 14:24
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 Roma. L’approvazione della riforma sul pubblico impiego slitterà alla prossima settimana. Il provvedimento, inizialmente annunciato per oggi in consiglio dei ministri, non sarà all’ordine del giorno della riunione, mentre sul tavolo del consiglio arriveranno i decreti correttivi sui “furbetti” del cartellino e sulle partecipate pubbliche, che erano stati azzoppati dalla sentenza della Corte Costituzionale di novembre dello scorso anno. La Consulta aveva chiesto che su alcuni provvedimenti inseriti nella riforma della Pubblica amministrazione, fosse raggiunta un’intesa in Conferenza Stato-Regioni.

Al momento, tuttavia, su nessuno dei testi riformulati dal governo questa intesa è stata raggiunta. Sulle partecipate, per esempio, le Regioni hanno chiesto che la soglia di fatturato sotto la quale scatta la chiusura automatica della società, fosse ridotta da un milione a 500 mila euro. Nelle bozze di provvedimento circolate in questi giorni, tuttavia, questa indicazione non sarebbe stata recepita. La norma, del resto, comporterebbe la chiusura automatica di circa 3 mila società partecipate nell’ambito di un piano di riduzione del perimetro del capitalismo municipale, che dovrebbe portare le società controllate da Comuni e Regioni dalle attuali 8 mila a circa mille.

La resistenza del governo è anche giustificata dal fatto che Palazzo Chigi e il Tesoro sono alla ricerca di fonti di finanziamento alternative per coprire la manovra correttiva da 3,4 miliardi. Il provvedimento taglia-partecipate comporterebbe, secondo alcune stime, risparmi per un miliardo di euro. Il decreto che invece prevede il licenziamento sprint dei dipendenti pubblici colti in flagrante a timbrare il cartellino e a marinare il lavoro, non ha subito modifiche sostanziali. Resta la sospensione dal lavoro entro 48 ore e il termine di 30 giorni per la conclusione del procedimento disciplinare. Sarà comunque espressamente previsto che sono fatti salvi gli effetti prodotti dal decreto nel periodo in cui è già stato in vigore. Questo significa che i licenziamenti e le sospensioni scattate a seguito del provvedimento non saranno revocate.


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