Per la procura di Locri, il sindaco di Riace Domenico Lucano manifestava «particolare spregiudicatezza, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, nell'organizzare veri e propri 'matrimoni di convenienza' tra cittadini riacesi e donne straniere al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano». È quanto risulta dalle carte dell'inchiesta che ha portato ai domiciliari il primo cittadino per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
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Secondo l'accusa, «il sindaco Lucano, unitamente alla sua compagna Tesfahun Lemlem» ha «architettato degli espedienti criminosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l'ingresso in Italia».
«Proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge», dice in un colloquio intercettato dalla Guardia di finanza. Lucano parla del caso di una donna cui è stato rifiutato per tre volte il permesso di soggiorno: «Io la carta d'identità gliela faccio, sono un fuorilegge. Non mando neanche i vigili, mi assumo io la responsabilità. La iscriviamo subito. Fino ad ora la carta d'identità l'ho fatta così».
Il sindaco di Riace Domenico Lucano ha dimostrato una «spigliatezza disarmante, nonostante il ruolo istituzionale rivestito», nell'ammettere «pacificamente più volte, e in termini che non potevano in alcun modo essere equivocati, di essersi reso materialmente protagonista ed in prima persona adoperato, ai fini dell'organizzazione di matrimoni 'di comodo'», afferma il procuratore di Locri Luigi D'Alessio, in una nota.
Al riguardo viene riportato un dialogo intercettato dalla Guardia di finanza sul matrimonio di una cittadina straniera cui era già stato negato per tre volte il permesso di soggiorno. «Lei - dice Lucano - ha solo la possibilità di tornare in Nigeria.