Scontro tra treni Andria-Corato: chiuse le indagini, 19 a giudizio. Ci fu un errore di comunicazione

Scontro tra treni Andria-Corato: chiuse le indagini, 19 a giudizio. Ci fu un errore di comunicazione
Lunedì 11 Dicembre 2017, 18:16 - Ultimo agg. 12 Dicembre, 09:40
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La Procura di Trani ha chiuso le indagini sullo scontro fra due treni della società Ferrotramviaria avvenuto il 12 luglio 2016 sulla tratta fra Andria e Corato, in cui persero la vita 23 persone e altre 51 rimasero ferite. Sono indagate 18 persone e la società Ferrotramviaria. Stando alla ricostruzione dei pm tranesi a causare l'incidente fu un errore di comunicazione tra le due stazioni. Le responsabilità, però, riguardano anche coloro che avrebbero dovuto garantire più sicurezza.

Il procuratore di Trani, Antonino Di Maio e i sostituti Michele Ruggiero, Alessandro Donato Pesce e Marcello Catalano contestano agli indagati, a vario titolo, i reati di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. Tra gli indagati, oltre ai due capostazione, al capotreno e a dieci fra dirigenti e funzionari di Ferrotramviaria, c'è anche il direttore generale del ministero delle Infrastrutture, Virginio Di Giambattista, accusato in concorso con un'altra dirigente, Elena Molinaro, di non aver «compiuto verifiche periodiche» e di non avere adottato «provvedimenti urgenti» per eliminare il sistema del blocco telefonico su quella tratta a binario unico. Dalla stazione di Andria, infatti, fu dato l'ok alla partenza del treno senza aspettare l'arrivo del convoglio proveniente da Corato, la cui partenza, però, non era stata neppure comunicata. Per queste condotte sono indagati i dirigenti di movimento di Andria e Corato, Vito Piccareta e Alessio Porcelli, il dirigente coordinatore centrale Francesco Pistolato e il capotreno Nicola Lorizzo, che viaggiava sul convoglio partito da Andria (il collega che era a bordo del treno da Corato è tra le vittime).

Ai due capostazione si contesta anche di aver falsificato i registri contenenti le annotazioni sui «via libera» per la partenza dei treni.
Agli allora dirigenti di Ferrotramviaria, gli amministratori delegati Enrico Maria Pasquini e sua sorella Gloria Pasquini, il direttore generale Massimo Nitti e il direttore di esercizio Michele Ronchi, la Procura di Trani contesta di non aver adeguatamente valutato i rischi, violando una serie di norme sulla sicurezza, fra direttive ministeriali ed europee, oltre al contratto di servizio per l'esercizio delle ferrovie stipolato con la Regione Puglia.
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