«Schettino ha il diritto di difendersi
ma dice bugie: scappò dalla nave»

«Schettino ha il diritto di difendersi ma dice bugie: scappò dalla nave»
di Ciriaco M. Viggiano
Giovedì 15 Novembre 2018, 09:19
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«Schettino ha diritto di difendersi in tutti i modi e in tutte le sedi. Ciò che non ammetto è il fatto che cerchi di manipolare la realtà». Elio Vincenzi è il professore siciliano di matematica, oggi in pensione, che nel naufragio della Concordia perse la moglie Maria Grazia Trecarichi. Per la donna la crociera doveva essere una festa per il 50esimo compleanno. Invece segnò la fine sua e dell’amica Luisa Virzì, mentre scamparono alla morte la figlia e il fidanzato di quest’ultima. 
La revisione del processo è un’ipotesi che sta in piedi? 
«Di presunti guasti a bordo della Concordia si è parlato spesso. Che qualcosa non abbia operato correttamente mi sembra fuori discussione. I periti chiariranno se e in quale misura il malfunzionamento degli impianti incise sulla tragedia. A mio parere, però, le conseguenze più pesanti furono scatenate dal ritardo nell’abbandono della nave: se i passeggeri fossero stati fatti scendere più tempestivamente, si sarebbe evitato il caos e forse nessuno sarebbe morto».  
Non le fa male l’idea che l’ex comandante Schettino possa chiedere ai giudici di rivalutare la sua posizione e le sue responsabilità nella tragedia? 
«Anche se lo rimettessero in libertà, per me non ci sarebbe alcun problema. È legittimo che intraprenda una battaglia legale. Però non deve manipolare la verità». 
In che senso? 
«Non può dire di non aver abbandonato la nave quando molti passeggeri erano ancora a bordo. Conservo un video in cui Schettino è filmato mentre attende, in giacca e cravatta e con le mani in tasca, la scialuppa che lo porterà in salvo con altre due persone. Non è vero che fu sbalzato dalla nave. E non è vero che raggiunse la riva per meglio coordinare i soccorsi: chi lo vide, in quegli attimi, ha sempre parlato di un uomo in confusione totale. Convengo sul fatto che il naufragio non sia tutta colpa sua, ma Schettino deve dire la verità e smettere di mascherarsi». 
L’ha mai incontrato? 
«Dopo il naufragio, Maria Grazia non si trovava. Chiesi un incontro a Schettino, volevo informazioni utili per recuperare il corpo di mia moglie. Ci vedemmo nella sua casa di Meta, a patto che la circostanza rimanesse segreta. Già il giorno dopo, però, cominciarono a circolare indiscrezioni sulla stampa. Poi, nel libro che scrisse in seguito, Schettino disse che io gli avevo portato cannoli e pasticcini dalla Sicilia. Cercava di riaccreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica. Mi infastidì molto, per me fu una grossa delusione». 
Oggi potrebbe perdonarlo?
«Schettino non deve chiedere perdono a me, ma a mia moglie e a mia figlia che era legatissima alla madre. Non provo rancore, ma in fondo a che cosa servirebbe? Quel sentimetno non potremme mai restituirmi Maria Grazia».
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