«Il saluto fascista non è reato se l'intento è commemorativo», la Cassazione chiude il caso

Saluto fascista, Cassazione: no reato se intento commemorativo. Due assoluzioni
Saluto fascista, Cassazione: no reato se intento commemorativo. Due assoluzioni
Martedì 20 Febbraio 2018, 17:03 - Ultimo agg. 19:23
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La Cassazione ha stabilito che il saluto fascista non è considerabile come reato se ha un intento commemorativo e non violento. Si tratterebbe, in questi casi, di una libera «manifestazione del pensiero».



Il saluto fascista va punito se ha un chiaro intento antidemocratico, ma non costituisce reato se ha un intento puramente commemorativo e non violento. In quest'ultimo caso il gesto va considerato come una libera  «manifestazione del pensiero» e non un attentato concreto alla tenuta dell'ordine democratico.

Così s'è espressa la Cassazione, assolvendo definitivamente i due manifestanti che durante una commemorazione organizzata a Milano nel 2014 da esponenti di Fratelli d'Italia, e rispondendo alla «chiamata del presente», avevano alzato il braccio destro facendo il saluto fascista.

Un gesto che inizialmente era valsa loro un'imputazione per«concorso in manifestazione fascista», reato previsto dall'articolo 5 della legge Scelba.

Con la sentenza n. 8108, la Corte Suprema ha respinto il ricorso della Procura Generale di Milano, confermando le decisioni del gup e della Corte d'Appello. Il percorso comune che ha portato alla sentenza ha riguardato il fatto che le legge non punisce «tutte le manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, ma solo quelle che possono determinare ilpericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste», e igesti e le espressioni «idonei a provocare adesioni e consensi».

Nella specifica della sentenza, la Cassazione fa degli esempi in cui, al contrario, vanno ravvisati gli estremi del reato di manifestazione fascista: è il caso di chi intona «all'armi siamo fascisti», considerato una professione di fede e soprattutto un incitamento alla violenza, o di chi fa il saluto romano armato.

La Suprema Corte ricorda infine un precedente identico, riguardante i coimputati dei due manifestanti. In quell'occasione la stessa Cassazione aveva sottolineato che il reato previsto dalla legge Scelba «è reato in pericolo concreto, che non sanziona le manifestazioni del pensiero e dell'ideologia fascista in sé, attesa le libertà garantite dall'articolo 21 della Costituzione, ma soltanto ove le stesse possano determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste, in relazione al momento ed all'ambiente in cui sono compiute, attentando concretamente alla tenuta dell'ordinedemocratico e dei valori ad esso sottesi»

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