La guerriglia dei rifugiati bombole di gas sui poliziotti

La guerriglia dei rifugiati bombole di gas sui poliziotti
di Simone Canettieri Camilla Mozzetti
Venerdì 25 Agosto 2017, 11:08 - Ultimo agg. 13:20
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La Capitale ancora dorme quando in piazza Indipendenza scoppia il caos. Alle prime luci del giorno, una parte del centro di Roma però cambia volto. Una guerriglia urbana, che la Capitale non ricordava da tempo, trasforma la zona a pochi passi dalla stazione Termini dove ogni giorno arrivano migliaia di turisti. I residenti di via dei Mille o di via Magenta si svegliano di soprassalto. Le autorità hanno un mandato: bisogna completare lo sgombero del palazzo di via Curtatone dopo le resistenze degli oltre 400 occupanti che dal 2013 vivono abusivamente e senza averne diritto nel palazzo che un tempo ospitava la sede della Federconsorzi. L'operazione licenziata dalla Prefettura di Roma e compiuta lo scorso 19 agosto che puntava a recuperare con alla mano un decreto risalente al 2015 un edificio privato, non è bastata.



I profughi, molti dei quali richiedenti asilo o rifugiati, hanno continuato ad occupare anche in virtù del fatto che dal Campidoglio cui spetta l'assistenza sociale in casi di sgomberi , le prime risposte a un'alternanza abitativa sono arrivate e con insufficienza in ritardo. L'orologio segna le 5.30 quando i blindati e gli idranti della polizia piombano in piazza Indipendenza. Le autorità, in un primo momento provano ad allontanare i profughi almeno cento assiepati anche nel piccolo lembo di verde della piazza con le buone. Scattano le proteste. Dall'edificio alcuni occupanti lanciano contro la polizia delle bombole a gas. Scoppia il panico. In strada c'è chi tira sassi. La polizia risponde con gli idranti. Seguono le cariche. Circa 70 persone vengono portate negli uffici immigrazione della Questura di via Patini: quattro eritrei e un italiano saranno fermati per resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Più di 300 occupanti, invece, scappano per le strade del quartiere. Si danno alla fuga. Passano alcune ore e pare che gradualmente piazza Indipendenza torni alla normalità. E invece no, un gruppo di profughi, supportato da un codazzo di italiani, alcuni dei quali riconducibili ai movimenti per la casa, poco dopo le 13 irrompe in piazzale dei Cinquecento, a Termini sotto lo sguardo pietrificato di passanti e turisti. I disordini proseguono a suon di grida e lanci di bottiglie. Nella concitazione, pare che un agente della polizia abbia dato l'ordine di spaccare le braccia a chi non voleva fermarsi. La Questura di Roma ha avviato un'indagine interna. Ma l'aspetto più preoccupante riguarda la sicurezza. Se l'edificio di via Curtatone viene finalmente liberato, la stragrande maggioranza di chi lo occupava si perde tra i vicoli di Roma. Alcuni di loro, circa una trentina, tornerà in via Montebello nel pomeriggio.


Mangeranno in strada, con pentole tirate fuori da alcuni ristoranti eritrei e africani di zona. Un'altra parte trascorrerà la notte accolto dal centro Baobab intorno alla stazione Tiburtina. Gli altri? Persi nella Capitale. E intanto i rapporti tra il Campidoglio e la Prefettura restano tesi. Palazzo Senatorio, che fino a ieri è riuscito a dare assistenza soltanto a circa 50 persone delle 107 considerate in fragilità (donne, bambini e anziani) in case famiglia e centri d'accoglienza, risponde scaricando parte della responsabilità sulla Prefettura e tira in mezzo anche la Regione Lazio. «L'avviso dello sgombero è arrivato in ritardo dicono dal Campidoglio il censimento fornito non contava minori e invece nel palazzo ce n'erano circa 40». All'ente regionale, invece, si rimprovera il mancato «aiuto». Le repliche, tanto di palazzo Valentini quanto della Regione non si sono fatta attendere. Già nella riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza, tenutosi mercoledì scorso, il Prefetto, Paola Basilone, è stata lapidaria: «Qui manca la politica, noi possiamo anche fare uno sgombero al giorno, ma non pensate di venire in Prefettura a scaricare le vostre responsabilità ammettendo che non avete fatto altre gare per tempo, avreste dovuto pensarci prima». Mentre da via Cristoforo Colombo ricordano il mancato utilizzo di 30 milioni di euro che la giunta Raggi non ha ancora usato per l'emergenza abitativa.

Intanto non si sono ancora concluse le trattative tra palazzo Senatorio e la Sea Servizi che gestisce l'edificio di via Curtatone e che dovrebbe mettere a disposizione alloggi per diversi nuclei familiari forse in provincia di Roma o nella bassa Sabina.

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