Mario Draghi è prudente e pragmatico. «Tutti vogliamo le riaperture nelle prossime settimane. E ci saranno, perché capisco appieno il senso di disperazione e di alienazione legati a una situazione di limitata mobilità», ha detto giovedì, «ma non ho una data, dipende dall’andamento dei contagi e dalle vaccinazioni per le fasce d’età più a rischio, quelle sopra i 75 anni». Eppure da ieri circola nel governo una data, una road map, per un possibile allentamento delle misure anti-Covid con la riapertura di bar e ristoranti, di cinema e teatri. È quella di lunedì 19 aprile, dopo il report sulla curva dell’epidemia che verrà analizzato venerdì prossimo dalla cabina di regia dell’Istituto superiore della sanità e del ministero della Salute.
Però c’è chi resiste. Il ministro Roberto Speranza e il Comitato tecnico scientifico (Cts) ritengono «più prudente» non allentare la stretta fino al 1 maggio, lasciando tutta Italia in rosso o in arancione per altri 20 giorni. Questo perché, come hanno insegnato gli ultimi tre mesi, le regole delle zone gialle non sono in grado di contenere le varianti del virus. «E accelerare sulle riaperture sarebbe un rischio, meglio avere cautela e attendere», avverte Silvio Brusaferro.
Diverse Regioni che attualmente sono in fascia arancione, come Lazio, Umbria, Veneto, Abruzzo, Basilicata, Liguria, Marche Molise, Sicilia e le province autonome di Trento e Bolzano, hanno già dati da fascia gialla. Con l’Rt sotto l’1 e l’indice di incidenza del virus sotto la soglia di 250 casi settimanali ogni 100 mila abitanti. In più, proprio ieri Speranza ha firmato le ordinanze che portano da lunedì dal rosso all’arancione Lombardia, Emilia Romagna, Friuli, Piemonte, Toscana e Calabria, con tutti i negozi aperti compresi parrucchieri e centri estetici.
Il segno che la situazione sta oggettivamente migliorando - su base nazionale l’Rt è sceso a 0.92 (sette giorni fa era a 0.98) e l’incidenza a 185 (era a 232) - e dunque sarà sempre più difficile per il fronte fedele alla linea della «massima prudenza» frenare il pressing di Matteo Salvini, di Forza Italia e soprattutto delle associazioni di categoria giunte ormai alla disperazione.
Così, se prevarrà il «pragmatismo» di Draghi e se i dati lo consentiranno (incluso il nuovo “parametro” ancora da stabilire sul tasso di somministrazioni del vaccino a chi ha più di 75 anni che, a giudizio del premier, permetterà di abbassare il rischio-decessi senza penalizzare ulteriormente le attività economiche), dal 19 o dal 26 aprile verrà concesso un allentamento. «Non sarà un liberi tutti», avverte una fonte di governo. Tant’è che è probabile almeno fino a maggio l’adozione del “giallo rafforzato”: bar e ristoranti aperti solo a pranzo, con orario ridotto alle tre o alle quattro di pomeriggio per evitare gli assembramenti fuori dai locali all’ora dell’aperitivo. Probabile anche la riapertura di cinema, teatri, musei e mostre secondo i protocolli elaborati dal Cts prima della stretta di marzo.