Pestaggio nel metrò di Roma
c'era anche una donna

Pestaggio nel metrò di Roma c'era anche una donna
di Mary Liguori
Sabato 24 Settembre 2016, 08:24 - Ultimo agg. 19:59
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Il branco è partito da Caserta. Ed è tra Caserta e Napoli che è ricercato il terzo uomo indagato insieme ai due già fermati per il pestaggio di un 37enne su un vagone della metro di Roma. Con loro c'era anche una ragazza. Per Luigi Riccitiello e Antonio Senneca, di Sant'Arpino e Maddaloni, il gip ha spiccato ordinanza due giorni fa: sono in carcere, a Regina Coeli, ormai da cinque giorni e, secondo il giudice che ve li ha lasciati dopo il fermo flash della polizia, il pestaggio cui hanno preso parte «aveva intenti omicidiari».

«Volevano uccidere» Maurizio Di Francescantonio, il trentasettenne di Tivoli colpito a calci e pugni dopo che, domenica pomeriggio, ha «osato» rimproverarli perché stavano fumando su un vagone della metro. Il video che immortala quella sequenza scioccante di brutalità cieca è stato diffuso ieri da Il Messaggero. Immagini che riprendono lo schiaffo con il quale la vittima è stata scaraventata per terra, poi le pedate che gli sono state inferte nonostante fosse già inerme. E, ancora, lo spintone a sua madre, l'unica che domenica abbia tentato di frapporsi tra il branco e Maurizio. Durante l'interrogatorio, Riccitiello ha giurato di aver dato «solo uno schiaffo» alla vittima.

Un racconto parzialmente provato dalle immagini registrate dalle telecamere. Ma il pestaggio, la furia è stata opera anche di un terzo uomo. E con loro c'era in quel momento anche una ragazza che avrebbe una relazione con uno dei tre indagati. La giovane, secondo quanto è stato reso noto, non ha preso parte al pestaggio, come si evince dal filmato, ma è ricercata e appena sarà rintracciata dovrà essere interrogata. Il drammatico episodio, scrive il gip Ezio Damizia del tribunale di Roma, poteva avere conseguenze ben più gravi di quelle che ha avuto. Di Francescantonio ha riportato una frattura cranica, un'emorragia cerebrale e ferite gravissime su tutto il corpo. Sua madre, come detto, è stata a sua volta ferita. Dopo aver ridotto quasi in fin di vita Di Francescantonio, gli aggressori sono saltati giù dal vagone e sono fuggiti. Esattamente dieci minuti dopo gli agenti del commissariato Viminale li hanno bloccati. Si è poi saputo che erano di ritorno da un rave party, una di quelle maratone musicali in cui si balla anche per quarantotto ore consecutive. Resistere è quasi impossibile se non si ricorre alle droghe sintetiche o all'eroina. E i quattro casertani avevano partecipato a un «festino» di quel tipo, all'Eur, prima di salire sulla metro dove hanno quasi ucciso un uomo che aveva chiesto loro di «non fumare» sul treno. Una motivazione assurda per una violenza inaudita che si spiega solo come gli stessi indagati l'hanno spiegata: erano «strafatti», incapaci di fermarsi.




 

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